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    La proposta di legge della Lega che fa discutere: “In radio una canzone italiana ogni tre”

    Per il Carroccio è necessario anche cambiare la direzione artistica di Sanremo

    Di Rossella Melchionna
    Pubblicato il 17 Feb. 2019 alle 16:00 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:38

    Censura o ventata di novità? La proposta di legge della Lega sulla programmazione radiofonica in Italia fa già discutere. Firmato da Alessandro Morelli – presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera – e dai parlamentari Maccanti, Capitanio, Cecchetti, Donina, Fogliani, Giacometti, Tombolato e Zordan, il progetto di legge ha un obiettivo preciso: riformare l’ambito musicale, dando priorità agli artisti giovani Made in Italy. Con un occhio rivolto anche alla televisione.

    “La vittoria di Mahmood all’Ariston dimostra che grandi lobby e interessi politici hanno la meglio rispetto alla musica”, ha sostenuto Morelli all’Adnkronos. Che punta, con la proposta di legge, a modificare tutto. “Le emittenti radiofoniche, nazionali e private, devono riservare almeno un terzo della loro programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana: opera di autori e di artisti italiani incisa e prodotta in Italia e distribuita in maniera omogenea durante le 24 ore di programmazione”, si legge nel progetto all’articolo 2.

    “Una quota pari almeno al dieci per cento della programmazione giornaliera della produzione musicale italiana dovrà essere riservata alle produzioni degli artisti emergenti”, c’è scritto nella proposta di legge “verde”.  “La vigilanza sull’applicazione della presente legge è affidata all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni” che, “in aggiunta a quanto espressamente previsto dalla normativa vigente, a fronte della reiterata inosservanza delle disposizioni di cui alla presente legge, può in ultima istanza disporre la sospensione dell’attività radiofonica da un minimo di otto a un massimo di trenta giorni”.

    Nel febbraio 2019, da un’altra voce leghista, è arrivata un’ulteriore richiesta. “Auspichiamo che la conduzione artistica del prossimo Sanremo non ricada per la terza volta su Claudio Baglioni, ma anche che il Festival diventi veramente la kermesse della musica italiana, un programma del popolo e non di una élite di artisti selezionati probabilmente da un ristrettissimo numero di persone”, aveva dichiarato Paolo Tiramani, capogruppo vigilanza Rai.

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