Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Politica
  • Home » Politica

    Lega, il capo della “Bestia” Luca Morisi lascia la guida dei social

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 24 Set. 2021 alle 07:57 Aggiornato il 24 Set. 2021 alle 21:04

    È stato uno degli artefici della “bestia” salviniana e ha portato la pagina Facebook del leader del Carroccio dai 18mila follower del 2014 agli otre 4 milioni del 2021. A ottobre scorso ha fatto ingresso nella segretaria allargata del “Capitano”, oggi però Luca Morisi ha deciso di lasciare la gestione dei social della Lega. “Non c’è alcun problema politico, in questo periodo ho solo la necessità di staccare per un po’ di tempo per questioni famigliari”, ha comunicato ai parlamentari leghisti in una lettera di congedo.

    Il suo addio segna la fine di un’era: fu lui a intuire il potenziale di espansione del segretario del partito a suon di post virali sui social, intercettando nei temi che più incendiavano i sostenitori leghisti – “l’invasione” dei migranti, l'”Europa” dei burocrati – la chiave per rendere la Lega un partito a vocazione nazionale e far arrivare il consenso di Salvini oltre Roma, conducendolo sulla strada del 34,3 per cento di preferenze alle ultime elezioni europee.

    Da allora il volto del governo, e del partito, è stato stravolto dalla pandemia e dagli avvicendamenti a Palazzo Chigi, la “Bestia” non conta più le risorse di cui godeva nell’estate del Papeete, e l’ingresso nell’esecutivo guidato dal banchiere europeo ha forse fatto venire il mal di pancia anche a Morisi – iscritto al partito di Via Bellerio dal 1993, esperto di comunicazione e marketing e docente di informatica filosofica all’Università di Verona – che da sempre promuoveva l’identità salviniana come un “mix tra dimensione privata e ludica con quella politica”, che non aderiva “alla ritualità del palazzo”.

    Una ritualità con cui ora, suo malgrado, Salvini deve fare i conti; un palazzo in cui la Lega è ormai costretta a esserci, adeguando così anche la sua comunicazione, con toni più pacati e istituzionali. E il terremoto suscitato dall’identità bipolare del Carroccio, che osteggia i decreti fuori da Palazzo Chigi ma li vota in consiglio dei Ministri, ha travolto anche l’artefice della bestia.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version