Fanno discutere le parole del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, pronunciate a Porta a Porta nei momenti in cui la marina militare israeliana eseguiva l’abbordaggio alle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla. Tajani stava sottolineando di aver chiesto a Israele “di non intercettare la Flotilla in acque internazionali” cosa che in realtà non è avvenuta così come sottolineato dal giornalista Antonio Polito, presente in studio. Lo stesso giornalista, poi, ha chiesto al ministro degli Esteri italiano se non ritenesse illegale il blocco navale israeliano in acque internazionali. Domanda alla quale Tajani ha così risposto: “Secondo me il blocco è una violazione del diritto. Comunque quello che dice il diritto è importante fino a un certo punto”.
In realtà ci sono pochi dubbi sulla natura dell’azione di Israele. L’intervento avvenuto in acque internazionali su imbarcazioni cariche di attivisti e di aiuti simbolici per la popolazione stremata di Gaza, secondo quanto riferito alla collega Gianna Fregonara del Corriere della Sera dalla giurista Marina Castellaneta, ordinario di Diritto internazionale all’Università di Bari ed esperta di diritti umani, costituisce un’ulteriore violazione del diritto internazionale da parte di Israele. L’analisi parte dall’area di intervento. “È una zona di acque internazionali in cui vale il principio della libertà dei mari e della sovranità dello Stato di cui la nave batte bandiera”, ha spiegato la professoressa Castellaneta. “Un altro Stato non può fare controlli a bordo se non in casi specifici come il sospetto di pirateria o di tratta di esseri umani”.
Il governo di Israele però ha invocato il “legittimo” blocco navale imposto al largo di Gaza dal 2009 per giustificare il proprio intervento. “che disciplinano il blocco — previste dal manuale di Sanremo del 1994 che fissa i principi applicabili in caso di guerra navale — stabiliscono che non si può impedire il transito di beni di prima necessità se la popolazione civile non ha cibo o mezzi di sussistenza”, ha aggiunto la giurista. D’altronde, secondo l’ultima analisi pubblicata ad agosto dall’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), organismo riconosciuto dall’Onu, ha certificato che oltre mezzo milione di persone nella Striscia sono vittime della carestia, caratterizzata da fame diffusa, indigenza e morti evitabili.
Inoltre i militari israeliani sono intervenuti ben prima del limite delle acque territoriali posto a 12 miglia dalla costa. “Essendo Israele una potenza occupante, è difficile dire che le acque di Gaza siano acque territoriali israeliane”, ha precisato Castellaneta. “Secondo la Corte Internazionale di Giustizia (dell’Onu) qualsiasi intervento in quanto occupante è illegittimo. E comunque anche nel mare territoriale alle navi civili è consentito il diritto di passaggio inoffensivo, cioè se non reca danni alla sicurezza. Non si può intervenire a bordo della nave a meno che non sia quest’ultima a lanciare l’Sos”.