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    Gianluca Meranda, chi è l’avvocato che partecipò con Savoini all’incontro sui presunti fondi russi alla Lega

    Gianluca Savoini, Gianluca Meranda e Matteo Salvini
    Di Maria Teresa Camarda
    Pubblicato il 13 Lug. 2019 alle 10:23 Aggiornato il 26 Lug. 2019 alle 07:12

    Gianluca Meranda | Chi è l’avvocato che partecipò con il leghista Savoini all’incontro con i russi

    Gianluca Meranda è un avvocato che sostiene di aver partecipato all’ormai famoso incontro all’hotel Metropol di Mosca nel quale il leghista Gianluca Savoini avrebbe trattato con emissari russi un finanziamento dal Cremlino alla Lega [Fondi russi alla Lega: la ricostruzione completa].

    Meranda ha scritto una lettera al quotidiano La Repubblica per chiarire di cosa si sarebbe parlato nel corso dell’incontro: l’avvocato afferma che non si parlò di fondi russi al Carroccio, ma solo di una compravendita di petrolio.

    Chi è Gianluca Meranda

    Gianluca Meranda, nato il 20 luglio 1970 a Cosenza, è iscritto all’albo degli avvocati di Roma e a quello di Bruxelles. È co-fondatore e partner dello studio legale internazionale Sqlaw ed è specializzato anche nel diritto d’affari.

    Meranda si definisce un avvocato internazionalista con un esperienza ultra-ventennale: parla italiano, inglese e francese. Tra i suoi principali clienti ci sono compagnie petrolifere e banche di affari italiane ed estere. Sul sito web di Sqlaw è specificato inoltre che il professionista ha seguito diverse controversie nell’ambito dei settori commerciale, assicurativo e dell’aeronautica.

    La lettera di Meranda a Repubblica

    Secondo quanto scrive La Repubblica, Meranda ha contattato il quotidiano tramite un collega che ha fatto sostanzialmente da intermediario. L’avvocato sostiene di essere il “Luca” di cui si parla nelle registrazioni audio pubblicate dal sito statunitense BuzzFeed sulle presunte trattative per far arrivare fondi russi alla Lega. E avrebbe proposto al giornale di scrivere una lettera per rendere la cosa di dominio pubblico.

    “Alla comunicazione telefonica è seguito uno scambio di mail”, scrive Repubblica. “Contattato all’indirizzo che compare sull’albo dell’ordine degli avvocati, Meranda ha risposto dall’indirizzo indicato sul sito dello studio legale internazionale Sqlaw di cui è partner”.

    Gianluca Meranda e Savoini a Mosca

    Nella lettera Gianluca Meranda afferma di aver partecipato all’incontro all’hotel Metropol di Mosca, nel quale, secondo BuzzFeed, il leghista Savoini e tre emissari russi avrebbero discusso di come far arrivare finanziamenti dalla Russia alla Lega, pratica vietata dalla legge italiana.

    Secondo l’inchiesta di BuzzFeed, nel corso dei colloqui si sarebbe ipotizzato di far arrivare il denaro al partito attraverso una compravendita di petrolio russo da parte dell’Eni. In particolare, si sarebbe concordato di praticare uno sconto a Eni e di destinare la quota risparmiata alle casse della Lega.

    Gianluca Meranda fornisce una versione diversa. “Confermo di aver conosciuto il dottor Gianluca Savoini e di averne apprezzato l’assoluto disinteresse personale nei pochi incontri avuti in relazione alle trattative. I restanti interlocutori all’incontro del 18 ottobre sono professionisti che a vario titolo si occupano di questa materia, esperti sia in compravendite internazionali, sia di prodotti specifici (oil products) che in quel momento erano oggetto del negoziato. Come spesso accade in questo settore, e nonostante gli sforzi delle parti, la compravendita non si perfezionò”, scrive nella lettera a La Repubblica.

    “Apprendo quindi con stupore dagli organi di stampa che questo incontro avrebbe indotto una Procura del Repubblica ad avviare una inchiesta per reati come corruzione internazionale o finanziamento illecito ai partiti”, aggiunge l’avvocato. “Da uomo di legge so bene che non tocca a me stabilire se e quale reato sia stato commesso e, semmai dovesse esserci un’inchiesta, sarei a totale disposizione degli inquirenti”.

    Meranda, la Lega e Salvini

    Nella lettera Gianluca Meranda precisa anche di non avere alcun legame con nessun partito politico. “Confesso apertamente di non votare più da circa dieci anni. Non mi sono mai occupato di finanziamenti ai partiti. Non ho mai avuto incarichi in nessun partito e non ho intenzione di cominciare proprio adesso”, scrive. Poi, l’avvocato si lancia in una dura critica all’attuale sistema politico italiano: “Da uomo libero e di buoni costumi, tuttavia, spero che il Paese si libererà presto di questo non più sopportabile modo di fare politica”.

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