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    La generazione dei senza pensione: precari oggi, poveri domani

    Sulle pensioni l’Italia ha un grande problema: la precarietà e i bassi salari di oggi si tradurranno domani in assegni da fame. Benvenuti nella generazione dei Quota Zero

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 8 Nov. 2021 alle 08:36 Aggiornato il 17 Dic. 2021 alle 11:53

    Giuliana ha 40 anni: è una grafica freelance e guadagna una miseria. L’affitto di casa glielo paga suo padre, Carlo, ex dipendente pubblico, baby pensionato da quando ha 41 anni. Per Gaia la pensione è una prospettiva poco rassicurante: ci andrà nel 2049, quando sarà quasi 68enne, con un assegno da appena 950 euro al mese. Il problema è che anche il fidanzato di Gaia, Paolo, operaio metalmeccanico a tempo indeterminato, ha ben poco da stare allegro: se tutto andrà bene e se la sua fabbrica non chiuderà, potrà andare in pensione non prima dei 65 anni con un assegno da 1.300 euro. Poi c’è Maurizio, fratello minore di Paolo, che si è appena iscritto all’università: facoltà di Giurisprudenza. Diventerà avvocato ma, nella giungla che oggi è diventato il settore forense, guadagnerà talmente poco che alla fine ripiegherà su una carriera da impiegato, rinunciando a esercitare la professione. E rigorosamente con contratti per lo più a tempo determinato. Maurizio in pensione ci andrà a 67 anni e avrà un un assegno da 1.400 euro. Che, a causa dell’inflazione, avranno un valore molto inferiore rispetto a oggi. Benvenuti nella generazione dei “Quota Zero”: quella che ha iniziato a lavorare nell’era della precarietà e della crisi, e che potrà andare in pensione non solo molto più tardi rispetto ai propri genitori – il che, come vedremo, per alcune categorie di lavoratori è inevitabile – ma soprattutto con assegni da fame. Precari oggi, da lavoratori, e precari anche domani, da pensionati…
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