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    Lombardia: a rischio la candidatura di Moratti per il dopo Fontana. Pesano i disastri sulla sanità

    Letizia Moratti e Attilio Fontana a consulto: la staffetta alla guida della Regione Lombardia ora è a forte rischio (ANSA/Mourad Balti Touati)
    Di Lorenzo Zacchetti
    Pubblicato il 10 Apr. 2021 alle 12:47 Aggiornato il 10 Apr. 2021 alle 19:26

    Se fosse un match di boxe, saremmo prossimi al no contest. La confusione che regna in Lombardia è simile a quella di un pugile “groggy”, come si evince da più elementi. Quelli macroscopici, come i clamorosi intoppi nella campagna vaccinale che tuttora si verificano nonostante il provvidenziale arrivo di Poste Italiane, ma anche quelli più squisitamente mediatici, che lasciano altrettanto basiti.

    Solo pochi giorni fa Regione Lombardia si è beccata gli strali dei “Ferragnez” che, piaccia o meno, avevano perfettamente ragione a essere arrabbiati: è francamente inaccettabile che la nonna di Fedez abbia ottenuto la prestazione a cui aveva diritto solo per l’intervento diretto di Chiara Ferragni, con il potere datole dal ruolo di influencer. Casi simili vengono segnalati un po’ ovunque, con cittadini esasperati che contattano i giornalisti e chiunque possa potenzialmente dar loro un consiglio.

    Tornando alla metafora del pugilato, c’è chi ha ipotizzato che dall’angolo siano pronti a gettare la spugna: si è infatti parlato della possibilità di dimissioni di Attilio Fontana, che tuttavia pare orientato a resistere fino a quando potrà, ma il vero problema sta nella sua successione.

    Letizia Moratti? L’idea era quella, come ormai tutti hanno capito, ma siccome anche lei sta rosolando a fuoco lento per via dei continui casi di disservizi, a Palazzo Lombardia si teme che l’attuale assessora al Welfare non voglia andare a immolarsi in una battaglia difficile da vincere: giusto 10 anni fa, da sindaca di Milano, venne punita oltre i suoi demeriti per via della “onda arancione” che si abbatté su Palazzo Marino, chiudendo bruscamente un ciclo. Pare improbabile che si offra come vittima sacrificale per un bis, a meno che non cambino le circostanze.

    Oggi la situazione della Regione è simile a quella di Milano 2011, anche se sul versante opposto per il momento non c’è un Giuliano Pisapia ad unire il variegato fronte della protesta.

    Proprio sulla possibile spaccatura tra Pd e M5S si ripongono alcune delle speranze conservative del centrodestra, ma l’anticipazione di TPI sull’idea grillina di proporre Danilo Toninelli come leader per la Lombardia è stata accolta serenamente dai Dem: “Se davvero ci fosse un interlocutore chiaro e legittimato – spiega una fonte molto rilevante in seno al Pd lombardo – sarebbe più semplice discutere col Movimento e trovare una quadra: abbiamo tutti ben chiaro che l’obiettivo è sconfiggere le destre, sia a Milano dopo l’estate che in Lombardia nel 2023… o magari anche prima! Siamo consapevoli del fatto che si debba cominciare a lavorare e lo faremo, per trovare una soluzione condivisa”.

    Perché questo percorso giunga a un esito felice, serviranno certamente i programmi, ma come sempre ci sarà il dilemma sulla scelta del candidato presidente: una figura molto caratterizzata politicamente, in rottura col passato, viene da sempre considerata una scelta azzardata, ma d’altra parte non è che i candidati più moderati siano mai riusciti a sedurre l’elettorato di centro o indeciso, anzi.

    Al momento, nel centrosinistra c’è un’unica figura che possederebbe il perfetto phsyique du role: Beppe Sala. Ma, mentre in Lombardia si cerca uno sfidante pronto a impegnarsi nella battaglia della vita, il Sindaco di Milano è impegnato nella pre-campagna più strana di sempre, col deserto assoluto tra i suoi avversari. Una situazione davvero paradossale.

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