Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Politica
  • Home » Politica

    Elezioni in Israele: Netanyahu cerca il quinto mandato, incalzato dal generale Gantz

    Un sostenitore del premier Netanyahu. Credit: MENAHEM KAHANA/AFP
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 8 Apr. 2019 alle 08:54 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 01:17

    Il 9 aprile 2019 si tengono le elezioni anticipate in Israele: sono circa 6,3 milioni gli israeliani che si recheranno alle urne per rinnovare il Parlamento.

    A fine dicembre del 2018 il premier Benjamin Netanyahu aveva annunciato che il paese sarebbe andato alle urne prima della fine naturale del mandato del Governo da lui diretto a causa della crisi politica interna.

    A mettere in crisi l’Esecutivo era stato il passo indietro del ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, che aveva rinunciato al suo incarico per divergenze con il premier su come reagire alle provocazioni di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza.

    I cittadini israeliani sono chiamati a eleggere i 120 membri della Knesset.

    Liste e partiti:

    Blu e bianco

    Lista formata dai partiti di Israeli Resilience, Yesh Atid e Telem. È una nuova coalizione di centro guidata dall’ex generale Benny Gantz [qui il suo profilo] e nata in opposizione al partito del premier uscente Netanyahu. Propone il riconoscimento degli stessi diritti ai cittadini arabi e la leva obbligatoria per gli ultraortodossi.

    Likud

    Partito di destra guidato dal premier uscente Benjamin Netanyahu, al governo dal 2009. Al centro del suo programma elettorale vi sono il sostegno agli insediamenti nei Territori occupati, la privatizzazione dell’economia e una politica forte contro i palestinesi.

    La Nuova Destra

    Movimento di destra capeggiato da Naftali Bennett e Ayelet Shaked si rivolge a quella parte della popolazione che si oppone con maggiore forza alle rivendicazioni dei palestinesi e promuove la crescita degli insediamenti.

    Jewish Home-Jewish Power 

    Unione di due partiti sionisti, nazionalisti e conservatori dell’estrema destra che hanno promesso di eradicare completamente il “problema palestinese”.

    Israel Beiteinu

    È il partito che rappresenta gli interessi degli immigranti russofoni. Si concentra principalmente sul tema della sicurezza.

    Kulanu

    Partito di centro-destra che mira a ridurre il costo della vita in Israele.

    Zehut

    Partito liberale, promuove le libertà individuali, chiede la liberalizzazione della cannabis ed è a favore di un controllo totale di Israele sui Territori occupati.

    Labor

    Principale partito di sinistra del paese di ispirazione socialista e sionista rappresentato da Avraham Gabbay.

    Meretz

    Movimento considerato di estrema sinistra nel panorama israeliano, si colloca tra i partiti sionisti e supporta il raggiungimento di un accordo per la creazione di uno Stato palestinese.

    United Torah Judaism

    Partito che raccoglie i voti degli ebrei haredim (forma conservatrice ultra ortodossa dell’ebraismo), si oppone alla coscrizione obbligatoria.

    Shas

    Partito sefardita, si batte per i diritti degli ebrei provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente.

    Hadash-Taal

    Coalizione di due partiti arabi, chiede la creazione di uno Stato palestinese e pone al centro della sua agenda i diritti della minoranza araba.

    Balad-Raam

    Altra coalizione araba, sostiene l’idea di uno Stato israeliano secolare in cui i cittadini abbiano gli stessi diritti a prescindere dalla religione. È favorevole alla creazione di uno Stato palestinese.

    La formazione del Governo

    Gli elettori votano per eleggere i rappresentati del Parlamento (detto Knesset), che a loro volta individuano il nuovo premier.

    La soglia di sbarramento per partiti e coalizioni è del 3,25 per cento e la distribuzione dei seggi avviene su base proporzionale. La legge elettorale prevede anche l’assegnazione di seggi extra per ridistribuire i voti ricevuti dai partiti che non sono riusciti a entrare in Parlamento.

    Per poter formare un Governo ed eleggere il nuovo primo ministro, un partito dovrebbe raggiungere la maggioranza dei seggi, ossia 61, ma non nessun partito è in grado di ottenere tale risultato.

    Secondo i sondaggi il Likud dovrebbe arrivare intorno ai 30 seggi e il “Blu e bianco” sui 20: per governare sarà quindi necessario l’appoggio di altri partiti.

    La componente araba

    In Israele, la minoranza araba ha diritto al voto ma i partiti che la rappresentano non hanno mai fatto parte della coalizione di Governo, restando all’opposizione.

    A causa del numero esiguo di seggi che normalmente i partiti arabi ottengono, anche fare opposizione risulta difficile, non riuscendo quindi a bloccare leggi controverse e ostili alla minoranza araba, come quella su Israele Stato nazione degli ebrei.

    Alle elezioni del 2019 inoltre i quattro partiti arabi si sono presentati divisi in due colazioni, mentre nel 2015 avevano deciso di unirsi nella Lista unita.

    Alla vigilia delle elezioni, il leader Hadash-Taal, Aman Odeh in una lettera aperta al New York Times ha lanciato un messaggio alla sinistra per essere incluso nei futuri Esecutivi e rompere l’isolamento a cui i partiti arabi sono generalmente condannati.

    Netanyahu: i problemi giudiziari e i Territori occupati

    Il premier uscente è dato tra i favoriti alle elezioni del 9 aprile, ma deve fare i conti con tre diversi casi di corruzione su cui sta indagando il procuratore generale.

    Netanyahu avrebbe autorizzato indebitamente la vendita di sottomarini fabbricati in Germania all’Egitto da cui avrebbero beneficiato sia lui che alcuni suoi collaboratori stretti.

    Se venisse rieletto, Netanyahu sarebbe il premier più longevo della storia del paese.

    Nel tentativo estremo di convincere i cittadini a votare per lui, Bibi poco prima della chiusura della campagna elettorale ha annunciato l’intenzione di annettere parte dei  Territori occupati (Cisgiordania) a Israele.

    Solo poche settimane prima il presidente americano Donald Trump aveva firmato un documento in cui riconosceva la sovranità di Israele sulle alture del Golan, contese con la Siria.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version