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    Elezioni, Adinolfi a Tpi: “Letta e Meloni sono come Sandra e Raimondo, litigano ma sono uguali”

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 12 Ago. 2022 alle 19:10 Aggiornato il 12 Ago. 2022 alle 19:21

    “Il Popolo della Famiglia e Exit si sono incontrati quattro anni fa, è stato faticoso per questo piccolo gruppo portare avanti la nostra testimonianza di idealità, ci siamo incontrati nel confronto tra chi riteneva insopportabile il Green Pass”, così Mario Adinolfi, leader del “Popolo della Famiglia” a margine della presentazione dei contrassegni elettorali in Viminale venerdì 12 agosto. Adinolfi ha depositato il simbolo di “Alternativa per l’Italia” coalizione che nasce dall’unione con “Exit” di Simone di Stefano. “Ci siamo incontrati nelle piazze e nelle lotte – continua – nel confronto tra chi riteneva insopportabile per gli italiani l’esperienza del Green Pass, che abbiamo vissuto come una lesione dei diritti costituzionali fondamentali, al lavoro, alla dignità. Ci siamo trovati e molto prima delle elezioni abbiamo deciso di fare un percorso insieme”, dice a Tpi.

    “Con la nostra mobilitazione nazionale abbiamo già raccolto firme in tutta Italia. Saremo in tutte le circoscrizioni, saremo tra le componenti del fronte del dissenso. Abbiamo fatto appelli fino allo sfinimento, ma da parte di Paragone o di Rizzo non c’è stata disponibilità quindi ora correremo separati: Italexit di Paragone, la sinistra con la spilla rossa di Marco Rizzo e poi Alternativa per l’Italia che vuole occupare uno spazio valoriale, di identità nazionale”, afferma Di Stefano, ex esponente di CasaPound, che sulla sua decisione di lasciare il movimento di estrema destra per fondare Exit, dichiara: “È successa una cosa molto semplice, sono uscito da CasaPound per formare Exit perché CasaPound è una cosa molto diversa rispetto a me. Se poi vuole fare un’alleanza con Paragone è legittimata a farlo, va benissimo e siamo contenti se delle formazioni si incontrano, questa è la democrazia”.

    “Abbiamo inserito No Green Pass nel simbolo – continua Adinolfi – perché il Green Pass non è finito: noi lo intendiamo come digitalizzazione dell’individuo e oppressione dello Stato nei confronti dell’individuo digitalizzato. Ma noi non siamo codici, siamo persone, e all’attenzione alla persona abbiamo dedicato tutta la nostra militanza politica. La nostra identità va oltre quello che è accaduto negli ultimi tre anni, un detonatore che ha permesso a queste due consistenti esperienze di fare insieme, un bellissimo esperimento. Credo ci sia uno spazio politico serio. Rappresentiamo il futuro possibile di una Italia che non si rassegna a Sandra e Raimondo, a Enrico Letta e Giorgia Meloni che fanno finta di litigare ma siamo sempre dentro Casa Vianello, ma fa sorridere perché le differenze non ci sono”, conclude Adinolfi.

     

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