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    Dalla minaccia Berlusconi alla svolta presidenzialista di Draghi: il Quirinale può cambiare i destini dell’Italia

    Mai come stavolta l’elezione del capo dello Stato può cambiare i destini del Paese. In attesa di sapere chi sarà il nuovo presidente, le manovre in corso rivelano la debolezza dei partiti

    Di Ilaria Proietti
    Pubblicato il 20 Gen. 2022 alle 16:20 Aggiornato il 21 Gen. 2022 alle 10:27

    Comunque vada, sarà ricordata come la campagna presidenziale più a rischio di sempre. Con la pandemia che morde, i partiti allo sbando e soprattutto, l’Italia al bivio: a destra la strada verso il precipizio indicata con smisurata ambizione e spirito di rivincita dall’ex Cavaliere pregiudicato e ancora sotto processo: Silvio Berlusconi for president, senza scrupoli nel tenere appeso fino all’ultimo il Paese sullo scioglimento della sua riserva vista Colle, che gli è comunque servita per riacquistare centralità e  rimbalzare per l’ennesima volta i magistrati del Ruby ter.

    A sinistra a giocar di rimessa lungo un sentiero incerto, costellato di candidature alla meno peggio che hanno visto in pista personalità diversamente digeribili come Paolo Gentiloni o Giuliano Amato e sussurrate aperture anche su nomi graditi al campo avverso come Franco Frattini, Letizia Moratti, Marcello Pera, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

    Nel mezzo i cittadini elettori, che stanno a guardare nella speranza che non si vada a sbattere in questo impazzimento collettivo proprio ora che, dopo due anni di pandemia, servirebbe continuare a mettere in sicurezza il Paese. E la gran massa dei parlamentari che dovranno votare il nome dopo che si saranno esaurite tattiche e strategie decise altrove, pure loro ridotti a poco più che spettatori in tribuna ad attendere un cenno di schiarita dopo tanto caos.

    Il tutto mentre, dalle cancellerie estere, capi di Stato, esponenti politici e stampa di primo piano a livello internazionale trattengono il fiato domandandosi come andrà a finire ma più volentieri puntano le loro fiches con endorsement che fanno la differenza. Quale direzione sceglieranno alla fine i partiti per il Quirinale non è ancora dato sapere, perché – ma questa è la tradizione – i giochi si faranno fino all’ultimo a carte coperte.

    Certo invece è che il prossimo inquilino del Colle più alto rischia di dover continuare a recitare un ruolo di supplenza nella mediazione tra i partiti o peggio: la corsa quirinalizia potrebbe consegnarci, con il nuovo capo dello Stato, pure il definitivo approdo al semipresidenzialismo.Alle prese con le loro crisi interne, con consensi sempre più incerti e problematici, incapaci di dare un governo e una prospettiva al Paese alle prese con la crisi più grande dalla nascita della Repubblica, i partiti e i loro leader sono stati messi a cuccia un anno fa dall’intervento a gamba tesa del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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