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    Complotto contro Conte, spunta un incontro segreto tra Draghi e D’Alema a dicembre 2020

    Foto Credit: ANSA

    "L'ex presidente della Bce chiese un incontro all'ex premier e gli disse che occorreva pensare a un'alternativa per Palazzo Chigi": la rivelazione nel nuovo libro di Marco Travaglio

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 29 Mag. 2021 alle 10:19

    C’è un un nuovo indizio ad alimentare la teoria del complotto ai danni dell’ex premier Giuseppe Conte: a dicembre 2020, poche settimane prima della crisi di governo innescata da Italia Viva, Mario Draghi convocò a casa sua Massimo D’Alema e gli parlò della necessità di trovare un’alternativa per Palazzo Chigi. A rivelarlo è Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, nel suo nuovo libro “I segreti del Conticidio”.

    Sia D’Alema sia Draghi, , secondo quanto scrive Travaglio, hanno confermato che l’incontro c’è stato: nella casa romana di Draghi, ai Parioli. E a richiederlo sarebbe stato lo stesso ex presidente della Bce. Ma sui contenuti del colloquio le due versioni sono molto diverse.

    Per D’Alema, Draghi nell’occasione avrebbe criticato il premier in carica Conte e in particolare il fatto che Palazzo Chigi nel 2019 avesse indicato proprio il nome di Draghi per la presidenza della Commissione europea. L’ex presidente della Bce avrebbe sostenuto inoltre che il governo giallorosso guidato da Conte era “destinato a fallire” e che occorreva “pensare a un’alternativa”.

    D’Alema riferisce di avergli consigliato di sostenere l’esecutivo in carica e di aspettare l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Al che, però, Draghi avrebbe risposto che “al Quirinale non ci si candida”.

    Completamente diversa la ricostruzione fornita dall’attuale presidente del Consiglio, secondo il quale nell’incontro si parlò invece molto di Cina e poco di politica interna.

    Travaglio nel suo libro racconta poi di un altro episodio a sostegno della teoria del complotto dei poteri forti contro Conte. Il giornalista riferisce che il 21 ottobre 2019 – poco più di un mese dopo l’insediamento del governo giallorosso – Paolo Grimoldi, deputato della Lega fedelissimo di Giancarlo Giorgetti, confidò ad alcuni consiglieri regionali lombardi del Carroccio che, a inizio 2020, dopo l’approvazione della Legge di Bilancio, Renzi avrebbe fatto saltare l’esecutivo facendo leva sui parlamentari Pd a lui fedeli e lavorando di sponda con Lega e Forza Italia per formare un governo di larghe intese. Poi arrivò la pandemia e il progettò sfumò. O forse – come sostiene Travaglio – fu solo rinviato di un anno.

     

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