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    Luigi Di Maio si dimette da capo politico del M5S: cosa succede ora al governo?

    L'esecutivo guidato da Giuseppe Conte potrebbe risentire del vuoto di leadership all'interno del Movimento e soprattutto dalla guerra di successione che si scatenerà nel partito. Tuttavia, il governo non cadrà: è questa la convinzione del premier e del Partito Democratico

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 22 Gen. 2020 alle 08:03 Aggiornato il 23 Gen. 2020 alle 01:34

    Di Maio si dimette da capo politico del M5S: cosa succede ora

    Nella giornata di mercoledì 22 gennaio, Luigi Di Maio si dimette da capo politico del M5S: ma cosa succede ora al partito fondato da Beppe Grillo e soprattutto al governo guidato da Giuseppe Conte?

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    È la domanda che in molti si stanno ponendo dopo la decisione del ministro degli Esteri di rassegnare le dimissioni da capo politico del Movimento 5 Stelle.

    C’è da dire che in molti all’interno del Movimento non credono al passo indietro di Di Maio. “Se lo conosco, Luigi si dimette a pochi giorni dalle regionali e a meno di due mesi dal congresso solo per scatenare il panico e tornare da salvatore della patria”: sono le dichiarazioni, raccolte da La Repubblica, di uno dei dirigenti del M5S che ha sempre contrastato la leadership del capo politico del M5S.

    In molti, infatti, ritengono che quella di Di Maio sia solo una mossa di facciata a pochi giorni dalla elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria, dove il M5S è condannato a una sconfitta senza appello. Il vero obiettivo del ministro degli Esteri, secondo i suoi detrattori, sarebbe quello di non metterci la faccia all’annunciata debacle del Movimento alle regionali per poi riprendersi il partito.

    Ma è veramente così? Difficile a dirsi.

    Anche perché un minuto dopo le sue dimissioni, si aprirà la corsa alla sua successione con gli avversari storici di Di Maio che faranno di tutto per prendersi la leadership del partito.

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    Ma con l’addio di Di Maio cosa succede al governo?

    È la vera questione che agita i sonni soprattutto del premier Conte che, nonostante le dichiarazioni di facciata, era a conoscenza della decisione di Di Maio già da qualche giorno.

    Il presidente del Consiglio avrebbe anche provato a far cambiare idea al capo politico del M5S, preoccupato soprattutto dal vuoto di leadership e dall’inevitabile guerra di successione che si scatenerà all’interno del partito.

    Tuttavia, il premier ostenta sicurezza ed è sicuro che, “nonostante qualche turbolenza”, il governo andrà avanti senza problemi.

    Anche perché in molti credono che le dimissioni di Di Maio non facciano altro che “rafforzare” l’alleanza tra Conte il Partito Democratico con la benedizione di Beppe Grillo, primo sostenitore del governo giallorosso nonostante le perplessità espresse in più di un’occasione proprio dal capo politico del M5S.

    D’altronde, qualunque sia il successore di Di Maio, la convinzione del Pd è che: “Nessuno tra loro vuole far cadere l’esecutivo. Per andare dove, tra l’altro?”.

    Andare alle urne con un partito dilaniato al suo interno e i sondaggi che danno il Movimento in caduta libera effettivamente sarebbe un vero e proprio suicidio per il M5S: ecco perché la convinzione è che, nonostante le fibrillazioni, il governo andrà avanti.

    Ma in politica, si sa, le cose cambiano molto rapidamente.

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