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    Crisi di governo, adesso c’è la sfida della giustizia: per il voto al Senato sulla relazione Bonafede la strada è in salita

    Giuseppe Conte Credits: ANSA
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 24 Gen. 2021 alle 11:27 Aggiornato il 24 Gen. 2021 alle 11:35

    Crisi di governo, il riassunto delle ultime ore

    La crisi di governo non dà tregua al premier Conte. Dopo le dimissioni delle ministre di Italia Viva, la fiducia traballante al Senato con 156 voti e i “costruttori” che latitano, il primo ostacolo dell’esecutivo senza i renziani è sulla giustizia. La questione potrebbe essere il vero sgambetto al governo e addirittura non si esclude l’ipotesi di un Conte ter prima di mercoledì. Quel giorno alla Camera e probabilmente giovedì al Senato si voterà sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede sullo stato della Giustizia italiana e il 28 in commissione Affari Costituzionali a Montecitorio scade il termine per presentare emendamenti al dl Milleproroghe: qui il deputato di Azione Enrico Costa ripresenterà il “lodo Annibali” per fermare la norma sulla prescrizione introdotta con la legge Spazzacorrotti. E i renziani non potranno non votarlo. Sul fronte allargamento della maggioranza, invece, si è bloccato anche il regista dell’operazione “volenterosi”, ovvero il deputato del Centro Democratico Bruno Tabacci, che negli ultimi giorni ha provato a convincere gli indecisi, al momento senza successo.

    Fallisce (per ora) l’operazione Tabacci

    Tabacci è stato definito il “traghettatore delle anime perse”. Ma neanche lui è riuscito nella missione di portare nuova linfa vitale al presidente del Consiglio in Parlamento: “Ho fatto quello che potevo ma i numeri restano incerti e a questo Paese non serve una maggioranza raccogliticcia. A Conte ho suggerito un gesto di chiarezza: dimettersi per formare un nuovo governo. E se non ci riesce, si va al voto. Per vincere“, ha detto Bruno Tabacci.  L’operazione Costruttori, ammette, ha dato solo in parte i frutti sperati: “Ora tutti devono assumersi le proprie responsabilità. Ma l’impressione è che si rotoli in fretta verso le elezioni“.

    Conte può cadere sul nodo giustizia

    La relazione sullo stato della Giustizia di solito è una formalità: il Parlamento vota su risoluzioni a maggioranza semplice che vengono sempre approvate. Ma stavolta proprio contro Bonafede (che Renzi avrebbe voluto sfiduciarlo già a maggio) potrebbe consumarsi la vendetta di Italia Viva. Il ministro parlerà soprattutto di come spendere i 2,3 miliardi del Recovery Plan per assumere personale e snellire i processi, ma Luciano Nobili e il capogruppo al Senato Davide Faraone hanno già annunciato che il partito renziano voterà contro, insieme alla destra. Un voto tutto politico.

    E, visto che anche i nuovi “responsabili” Riccardo Nencini, Sandra Lonardo (e forse l’ex berlusconiana Mariarosaria Rossi) in nome del “garantismo” potrebbero già disertare, il rischio che il governo vada sotto è concreto. Sfiduciare politicamente il ministro della Giustizia e capodelegazione del M5S avrebbe un effetto immediato: Conte salirebbe al Colle per dimettersi.

    La conta alle Camere

    Il voto al Senato sulla relazione Bonafede potrebbe slittare a giovedì mattina: mercoledì alle 16 il ministro sarà alla Camera mentre il voto a Palazzo Madama dovrebbe tenersi qualche ora più tardi. La decisione spetterà alla conferenza dei capigruppo di martedì, dove Iv e la destra hanno la maggioranza.

    Se alla Camera i numeri non sono un problema, al Senato sì: il governo si salverebbe solo nel caso in cui si materializzasse un cospicuo numero di responsabili o se i renziani decidessero di astenersi. In questo modo Renzi continuerebbe a trattare con il governo ma è un’ipotesi improbabile. Dal Pd sperano che appena il leader di Iv comunicherà il suo “no” a Bonafede, un gruppo di renziani potrebbe mollarlo.

    Il problema prescrizione ritorna

    Nel caso in cui il governo uscisse indenne dal voto di mercoledì, già giovedì si ripresenterebbe un altro ostacolo: alla Camera saranno presentati gli emendamenti del decreto Milleproroghe da convertire in legge entro l’1 marzo. E i renziani torneranno all’attacco sulla prescrizione: l’ex FI e passato con Calenda, Enrico Costa, ripresenterà il cosiddetto “lodo Annibali” (come la responsabile Giustizia di Iv Lucia Annibali) per spazzare via la riforma Bonafede entrata in vigore il primo gennaio 2020 e rinviarla di un anno. I deputati renziani lo voteranno. L’emendamento era già stato presentato un anno fa nel Milleproroghe ma era stato bocciato: adesso, con l’uscita dal governo di Iv, nella commissione Affari Costituzionali giallorosa non hanno più la maggioranza.

    Intanto, Conte continua a ritiene dannoso far cadere il governo ora e lasciare il Paese con un esecutivo dimezzato nel bel mezzo della pandemia. Per non dire che nella maggioranza, specialmente fra i 5S, lo scenario del voto è visto come la peggiore delle ipotesi.

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