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    Coronavirus, il dossier segreto con le ipotesi per l’autunno: fase 3 e possibile seconda ondata

    Credit: ANSA

    Un documento riservato dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute svela i tre scenari e le 5 possibili soluzioni già ideate

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 7 Ago. 2020 alle 08:14

    Covid, spunta il dossier segreto di Iss e Governo: ecco cosa accadrà per fase 3 e seconda ondata

    Esiste un dossier riservato dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e del ministero della Salute che contiene tre scenari possibili che potrebbe trovarsi ad affrontare l’Italia in autunno, con l’eventuale seconda ondata di Covid-19 e cinque soluzioni ideate dagli esperti per la cosidetta “fase 3”. A evocare queste “linee guida” è stato ieri lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza, durante il suo intervento in Parlmento, parlando di un “lungo lavoro trasmesso al Comitato tecnico scientifico che sarà inviato alle Regioni e costituirà l’orizzonte con cui affrontare la fase della ripresa”.

    Il documento si chiama Preparedness e punta a “minimizzare i rischi posti dalle malattie infettive e per mitigare il loro impatto”. Il suo contenuto, che dovrà essere integrato con le osservazioni degli scienziati e i suggerimenti dei governatori, ispirerà la prossima circolare ministeriale ed è stato anticipato da Repubblica e Corriere della Sera.

    Il dossier parte dal presupposto, sulla base di quanto accaduto in altri Paesi, che la riapertura delle scuole potrebbe far salire la curva dei contagi, incidendo sull’indice di trasmissibilità del virus (Rt) con un + 0,4. Ma quali sono i tre scenari possibili ipotizzati dagli esperti? Un primo scenario – simile alla situazione attuale – è quello della “trasmissione localizzata“, in cui l’incidenza dei casi di Coronavirus è sotto controllo, ma con alcuni focolai che portano all’aumento dell’indice Rt. Di fronte a questa possibilità, la strada è quella di reagire soprattutto con tracciabilità dei contatti dei positivi.

    Un secondo scenario invece contempla la possibilità di una trasmissibilità “sostenuta e diffusa” con Rt tra 1 e 1,25, ma comunque gestibile, con un numero consistente di malati che ricorrono alle cure ospedaliere e altri che invece possono rimanere a casa. Infine il terzo scenario, con una “situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario e valori regionali sistematicamente compresi tra 1,25 e 1,5”. Ovvero una seconda ondata di Covid-19, con un gran numero di malati che arrivano in ospedale in condizioni gravi e necessitano di cure particolari o ricoveri in terapia intensiva, come è successo nei tempi più critici della pandemia. L’ipotesi di una seconda ondata in autunno non viene considerata uno scenario probabile, ma è certamente possibile, come emerge da quello che sta succedendo in altri paesi. Potrebbero esserci in questo caso situazioni territoriali diverse, con la necessità di differenziare la risposta tra una regione e l’altra.

     I cinque interventi

    Per fronteggiare questi possibili scenari, l’Iss e il ministero della Salute hanno ideato cinque possibili interventi, da calibrare proprio in base alla situazione dei contagi. Il primo è quello di “favorire il coordinamento con le Regioni” per adottare ogni tipo di misura idonea. Il presupposto fondamentale, per farlo, è quello di “monitorare costantemente la situazione“, come già sta facendo il ministero grazie al monitoraggio settimanale che tiene conto di 21 indicatori e calcola la tenuta delle strutture sanitarie nelle varie regioni.

    Il terzo punto è relativo alla “garanzia di una comunicazione ufficiale“, con dati affidabili delle Regioni su contagi, tamponi effettuati e malati. La successiva soluzione riguarda un piano operativo costantemente aggiornato su scuola e le Residenze per anziani, che possono diventare importanti focolai. Infine, un ultimo punto fondamentale è il rafforzamento dei presidi sanitari, con particolare riguardo ai “dipartimenti per la prevenzione”. Per quanto riguarda le strutture sanitarie, viene sottolineata la necessità di avere un numero sufficiente di posti letto, sia nei reparti ordinari sia in terapia intensiva, ma anche di farmaci adeguati e dispositivi di protezione. La carenza di mascherine e altri dispositivi è stata un problema cruciale nei mesi critici dell’epidemia, ma ora sono stati creati dei canali di approvvigionamento e il paese non può arrivare impreparato.

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