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    Ergastolo duro per i mafiosi, la Corte dei diritti umani di Strasburgo respinge il ricorso dell’Italia

    Di Madi Ferrucci
    Pubblicato il 8 Ott. 2019 alle 15:43 Aggiornato il 8 Ott. 2019 alle 16:03

    Ergastolo ai mafiosi, la Corte dei diritti umani di Strasburgo respinge il ricorso dell’Italia

    La Corte dei diritti umani di Strasburgo (Cedu) rifiuta il ricorso del governo italiano che chiedeva il mantenimento dell’ergastolo ostativo per i mafiosi. La sentenza della Corte del 13 giugno ha infatti decretato l’incompatibilità dell’ergastolo duro con la Convenzione europea dei diritti umani.

    In seguito a questa decisione l’Italia aveva presentato un ricorso alla Grand Chambre, l’organo della Corte di Strasburgo che si occupa dei casi in cui sono coinvolti tutti gli Stati membri dell’unione europea.

    Nel ricorso il governo italiano chiedeva di tenere conto della particolare situazione del nostro Paese, dove le organizzazioni mafiose sono particolarmente forti e necessitano pertanto di essere combattute con durezza. La pena infatti è applicata solo nel caso in cui un mafioso rappresenti un concreto pericolo per lo Stato.

    Il procedimento a Strasburgo è nato dal ricorso alla Corte del boss Marcello Viola, condannato a 4 ergastoli. La Corte aveva accolto il ricorso ritenendo che la pena non permettesse la possibilità per il detenuto di redimersi in alcun modo e aveva invitato l’Italia a modificare la legge. Con questo ricorso l’invito viene rinnovato ma la richiesta non è vincolante e può comunque essere ignorata dal governo.

    L’ergastolo ostativo, “ostacola” ogni modificazione o abbreviazione della pena, salvo che il detenuto non decida di diventare un collaboratore di giustizia. È una pena regolata dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario e non prevede la possibilità di godere dei benefici e degli sconti di pena a cui normalmente possono accedere tutti i detenuti. L’articolo fu inserito negli anni ’90 a seguito delle uccisione dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e rappresenta un ostacolo alla possibilità che il mafioso possa in qualche modo continuare anche dal carcere a controllare i suoi rapporti con le organizzazioni criminali.

    Il ministro della Giustizia Bonafede e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sono favorevoli al mantenimento dell’articolo e per questa ragione hanno appoggiato il ricorso contro la decisione della corte di Strasburgo.

    La Corte europea dei diritti umani boccia la legge dell’Italia sull’ergastolo
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