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    Decreto Sicurezza, Consulta: inammissibili ricorsi regioni

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 20 Giu. 2019 alle 19:46 Aggiornato il 20 Giu. 2019 alle 20:15

    Decreto Sicurezza, Consulta: inammissibili ricorsi regioni

    Consulta inammissibili ricorsi regioni Decreto Sicurezza – La Consulta ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dalle regioni sull’applicazione del Decreto Sicurezza.

    A presentare il ricorso erano state sette Regioni: Umbria, Emilia Romagna, Basilicata, Marche, Piemonte, Calabria e Toscana.

    A valutare inammissibili i ricorsi, invece, sono stati cinque giudici relatori, la vicepresidente Marta Cartabia, Daria de Petris, Nicolò Zanon, Augusto Barbera e Giovanni Amoroso.

    Le regioni contestavano alcune delle norme presenti nel Decreto Sicurezza, fortemente voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.

    Tra queste, quelle che prevedevano la cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e il divieto di iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo.

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    Tuttavia, la Corte ha ritenuto che queste regole siano state adottate nell’ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato.

    La “rivolta” conto il disegno di legge era iniziata con alcuni sindaci, che avevano deciso di non applicare il decreto.

    A guidare la fronda era stato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, seguito da altri primi cittadini come Luigi de Magistris (Napoli), Dario Nardella (Firenze), Federico Pizzarotti (Parma) e Beppe Sala (Milano).

    Ben presto, alla battaglia si erano unite anche le regioni, che, a differenza dei comuni, possono ricorrere direttamente alla Corte Costituzionale senza dover passare prima da un giudice.

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