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    Commissione d’inchiesta su Regeni, il presidente Palazzotto a TPI: “Siamo in ritardo, ma vogliamo sapere la verità”

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 5 Dic. 2019 alle 12:12 Aggiornato il 6 Dic. 2019 alle 13:09

    Si è insediata la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016. TPI ha intervistato il presidente Erasmo Palazzotto, di LEU.

    Palazzotto, la commissione arriva con un certo ritardo. Si può dire?

    Sì. Abbiamo avuto qualche ritardo legato alle congiunture politiche del Paese ma è importante che sia arrivato adesso un segnale che dimostra comunque l’attenzione della Camera dei deputati.

    Qual è l’obiettivo della commissione, quello veramente realizzabile?

    Ricostruire una verità storica sulla morte di Regeni e che la commissione aiuti il lavoro della procura. Però la procura di Roma si è sempre lamentata di una certa debolezza della politica… Speriamo di poter essere uno strumento che dimostra che non ci saranno sconti e che non ci sarà tentativo di accontentarsi verità di comodo. Lavoreremo perché le autorità egiziane collaborino.

    Ma è possibile immaginare una collaborazione da parte dell’Egitto senza veri provvedimenti drastici nei rapporti diplomatici?

    Noi iniziamo i lavori in un contesto in cui la Camera ha sospeso le relazioni diplomatiche con il governo egiziano, è il massimo livello di rottura. Mi auguro che questa commissione possa segnare un cambio di passo che ci permetta di riaprire la relazione con le risposte che ci aspettiamo. Da parte del governo italiano nel corso degli anni si è tenuto più a un punto di equilibrio che a un’interlocuzione più seria rispetto a quello che c’è in gioco. Spesso si dice che la prevalenza la deve avere la ragion di Stato: in questo caso la ragion di Stato è sapere la verità.

    Non è un buon momento nel Paese per quanto riguarda la fiducia nella politica. Come riuscire a ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini su questa commissione d’inchiesta?

    C’è una grande aspettativa e questo ci carica di una responsabilità ulteriore: speriamo tutti di essere all’altezza di questo ruolo, sappiamo che è molto difficile. Oggi ho appena riunito in tempi record l’ufficio di presidenza, settimana prossima ci incontriamo per i regolamenti e siamo pronti per lavorare. Sappiamo che tanto tempo è stato perso, stiamo correndo per recuperarlo, il lavoro non è facile ma ce la metteremo tutta. Il nostro lavoro riguarda anche la credibilità delle istituzioni che non sono state all’altezza.

    C’è un messaggio che vorrebbe mandare ai genitori di Giulio Regeni?

    Il riconoscimento e il ringraziamento alla famiglia di Giulio, Claudio e Paola Regeni, perché in questi anni loro sono stati la coscienza civile di questo Paese. Sono stati capaci di resistere e con grande dignità e di difendere la ricerca di verità e di giustizia insieme all’idea di valori e principi che non sono svendibili, quelli di cui Giulio era portatore in vita e ora è portatore anche dopo la sua morte. Loro chiedono verità e giustizia per tutti i Giulio che nel mondo subiscono la violenza e la violazione dei diritti sulla loro pelle. L’Italia deve essere grata alla famiglia di Giulio: questa commissione è nata grazie a loro e alle tantissime persone che non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia.

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