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    Chiusura piste da sci, Tripodi (M5s) a TPI: “Più indennizzi: stagione compromessa. Sgomento per comunicazione last minute di Speranza”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 16 Feb. 2021 alle 18:30 Aggiornato il 16 Feb. 2021 alle 18:37

    “Son valdostana e lavoro con tutte le associazioni di categoria per trovare delle risposte alla crisi sociale ed economica dovuta alle restrizioni messe in atto per superare l’epidemia. In questi mesi abbiamo ascoltato tutti i rappresentanti di categoria di tutto l’arco alpino e anche delle regioni appenniniche che lavorano con il turismo invernale vacanziero. La comunicazione del ministero della Salute giunta a sole 12 ore dalla riapertura degli impianti mi ha provocato sgomento. Ora bisogna indennizzare tutti e presto”.

    Sono le parole rilasciate a TPI da Elisa Tripodi, vicepresidente M5S alla Camera, sulla decisione del ministro Roberto Speranza di chiudere gli impianti da sci e di rinviare, quindi, la loro apertura almeno al 5 marzo. Una scelta che ha fatto nascere subito una polemica anche interna alla maggioranza. Due ministri leghisti, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, hanno sottolineato l’importanza di indennizzare al più presto gli operatori che hanno subito un danno a causa delle chiusure degli impianti. Ancora più duri gli attacchi di Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari.

    “La mia Regione vive – prosegue la deputata grillina – quasi esclusivamente di turismo vacanziero invernale e il protrarsi di queste restrizioni deve corrispondere a delle risposte. Risposte a cui si stava già lavorando prima che scoppiasse la crisi di governo e la relativa caduta. Ricordo che comunque lo scostamento di bilancio da 32 miliardi e il decreto ristori 5 dovevano prevedere indennizzi per tutte le attività delle zone di montagna. Ovviamente non ci sono solo gli impianti di risalita, ma c’è tutto l’indotto: bar, scuole di sci, noleggio sci, ristoranti”.

    Come ha preso la decisione del ministro Speranza?
    Personalmente ho reagito con sgomento, la comunicazione è arrivata molto tardi, ricordo che in questi mesi tutte le attività hanno lavorato e investito in previsione di questa riapertura. Queste cose vanno indennizzate nell’immediato, sono persone che vivono di questo, sono attività familiari.

    La Lega si è scagliata contro il ministro Speranza.
    Non metto in discussione la decisione di per sé de ministro, peraltro supportata dal nuovo premier Draghi. Quello che andava fatto era una comunicazione non dell’ultimo minuto. C’è tutto un lavoro da fare prima per gli operatori, anche per i protocolli di sicurezza da attivare. Bisogna prendere atto che tutta la stagione invernale è compromessa e ristorare queste attività.

    La decisione di comunicarlo all’ultimo è dipesa dal ministero, non ci si aspetta che si agisca ancora come in fase di piena emergenza.
    Quello che bisogna fare è lavorare sulla chiarezza e sulla tempestività delle comunicazioni. È vero che Cts e Iss hanno dei dati su cui hanno basato il prolungamento della chiusura dovuta a queste nuove varianti del virus, quello che servirà però è comunicare in maniera repentina.

    Se dovessimo quantificare questi indennizzi a cosa pensa?
    Noi avevamo lavorato a dei ristori che si basavano su una ipotetica riapertura del 15 febbraio, adesso bisogna dare molte più risorse. Avevamo ipotizzato il modello francese per gli impianti a fune, quindi su un 70% di perdite almeno un 40% calcolato sui mancati biglietti venuti e sulla media di fatturato degli anni precedenti. Avevamo pensato anche ai contributi a fondo perduto per gli albergatori già calcolati sulle perdite di fatturato di gennaio e febbraio dell’anno scorso. Erano previsti almeno 4,5 miliardi per tutte le attività di montagna, ora quei ristori vanno ampliati, la stagione è andata. Qui rischiamo la chiusura di tantissime attività familiari”.

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