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    Castellina: “Quirinale? Spero in un bis di Mattarella. Tra le donne la mia scelta è Rosy Bindi”

    Di Maria Elena Marsico
    Pubblicato il 29 Nov. 2021 alle 12:54 Aggiornato il 29 Nov. 2021 alle 12:54

    Tra le donne al Quirinale “Rosy Bindi mi andrebbe bene”, a dirlo in un’intervista de La Stampa è Luciana Castellina, 92 anni, giornalista, scrittrice, storica figura della sinistra italiana, ex parlamentare oltre che ex eurodeputata. Racconta anche di volere ancora al Colle l’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “È una persona e un presidente che apprezzo”, dice.

    Anche lei, nel 2015, ha corso per il Quirinale. Era candidata di bandiera di Sinistra Ecologia e Libertà (Sel) e racconta di aver preso 36 voti.

    Del Parlamento pensa che sia stato svuotato completamente del suo ruolo, così come è accaduto con i partiti, e dice anche che la democrazia rappresentativa ormai è in crisi. Tutto, poi, è stato privatizzato, un esempio è la discussione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): chi decide come e dove investire i soldi destinati alla riconversione ecologica è il Consiglio di amministrazione dell’Eni, dice Castellina. E se sia arrivato il momento giusto per eleggere una donna al Quirinale risponde: “Dipende da quale donna, non tutte vanno bene, una donna purché sia sarebbe solo un valore simbolico. E aggiunge: “Le quote rosa non mi hanno mai convinto”.

    E su alcuni nomi maschili che circolano come possibili Capi di Stato dice che conosce Paolo Gentiloni “da quando era piccolo”, da quando era redattore di Pace e Guerra, mensile da lei diretto negli anni Ottanta insieme a Stefano Rodotà e Claudio Napoleoni.

    Di Mario Draghi pensa che starebbe meglio al Quirinale che a Palazzo Chigi, ma Castellina è all’opposizione di questo governo. Parlando, invece, del passato racconta a La Stampa che il presidente che le è piaciuto di più è “indubbiamente” Sandro Pertini: “un socialista vero, uno che ha fatto la Resistenza “, e aggiunge: “Stavamo dalla stessa parte e tra noi c’era un grande affetto”.

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