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    “Non ho capito cosa intendesse dire il carabiniere su Mattarella”: parla la 94enne del corteo pro-Palestina

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 30 Gen. 2024 alle 10:46

    Fino a ieri era conosciuta quasi esclusivamente a Milano, oggi di lei parla tutta Italia. Strano raggiungere la popolarità nazionale a 94 anni. Eppure così è, per Franca Caffa, anziana ma ancora vivace attivista per il diritto alla casa.

    Ieri il volto della donna è finito su tutti i giornali del Paese per via di un video che la immortala mentre scambia alcune parole con un carabiniere in tenuta antisommossa, durante il corteo pro-Palestina (non autorizzato) organizzato lo scorso sabato a Milano.

    A destare scalpore sono le frasi pronunciate dal militare, che ha sostanzialmente rinnegato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Non è il mio presidente, non lo riconosco, non l’ho votato”.

    L’agente rispondeva a una domanda di Caffa, che gli aveva chiesto se fosse al corrente di quanto detto dal Capo dello Stato nel Giorno Memoria: “Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato”. Un chiaro riferimento all’offensiva di Israele in atto sulla Striscia di Gaza.

    Nel frattempo il carabiniere ha chiesto scusa, l’Arma ha annunciato provvedimenti disciplinari e la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per offesa al prestigio del presidente della Repubblica.

    Dopo che il video è diventato virale, Caffa è stata intervistata da alcuni giornali. La 94enne ha alle spalle una lunga militanza politica a Milano. Nel 1979 ha fondato il Comitato Inquilini, nel 1993 è stata eletta consigliera comunale di Rifondazione Comunista, nel 2021 si è ricandidata al Consiglio comunale (non eletta) con la lista civica Milano in Comune e l’anno scorso ha ricevuto dall’amministrazione comunale un attestato di civica benemerenza nell’ambito dell’Ambrogino d’oro per essersi distinta come “modello di cittadinanza attiva e di impegno sociale per la centralità dei quartieri popolari”.

    “In queste settimane ho cercato di partecipare a tutti i cortei per i palestinesi. Sabato ho solamente proposto un dialogo, dato che gli agenti erano in tenuta antisommossa pronti a dare manganellate, e per essere più convincente ho ricordato le parole del presidente”, racconta la donna al quotidiano La Stampa.

    “Non che condivida tutto quello che Mattarella dice, ma ho apprezzato che abbia detto che dopo tutte le ingiustizie e le persecuzioni subite dal popolo ebraico, ora il popolo ebraico non può opporsi alla nascita di uno stato palestinese”.

    Sabato, sottolinea Caffa, “c’era aria di battaglia, mentre io volevo proporre un dialogo. Avevo propositi di pace. Un altro agente l’ho pure accarezzato”.

    Le frasi del carabiniere su Mattarella? “Non ho capito il vero senso di quelle parole”, risponde l’attivista. “Ha detto di non riconoscersi in Mattarella perché vorrebbe un presidente più attivo nel combattere le ingiustizie, oppure uno peggiore? Sicuramente ha parlato pensando di non essere ascoltato”.

    Caffa ricorda poi gli anni vissuti da bambina sotto il regime fascista e la persecuzione contro gli ebrei: “Ricordo benissimo – dice – la lezione della maestra sulle leggi razziali. Vivevo in un quartiere operaio di Genova e all’epoca non sapevo cosa volesse dire essere ebreo, non ne avevo mai conosciuto uno. Però la ricordo passeggiare fra i banchi e spiegarci che d’ora in poi avremmo dovuto dichiarare di essere di razza ariana. Ho capito il significato di quelle parole solo dopo il 25 aprile del 1945”.

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