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    Calabria, nuova legge approvata in Consiglio regionale: vitalizi anche a chi resta in carica un giorno. Scoppia la polemica

    La governatrice della Calabria, Jole Santelli (Credits: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 31 Mag. 2020 alle 16:40 Aggiornato il 31 Mag. 2020 alle 19:01

    Calabria, approvata nuova legge per vitalizi in consiglio regionale: polemica

    Fa molto discutere la nuova legge, approvata qualche giorno fa durante un Consiglio regionale lampo in Calabria, che introduce la possibilità di maturare vitalizi di 600 euro netti al mese a partire dai 65 anni anche per i consiglieri che non dovessero completare la legislatura o la cui elezione dovesse essere dichiarata nulla. La proposta, avanzata da Giuseppe Graziano dell’Udc, è stata approvata in pochi minuti, senza alcuna discussione, all’unanimità. Emblematico anche il modo in cui lo stesso Graziano si è rifiutato, al momento della votazione, di spiegare nel dettaglio la norma perché “si illustra da sé”.

    Ma in pochi giorni è scoppiata la polemica in tutta Italia, soprattutto da quando il ministro degli Esteri ed ex capo politico del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio, che sulla lotta ai vitalizi e ai costi della politica ha basato gran parte delle sue fortune politiche, ha espresso tutto il suo sdegno per la nuova norma in vigore in Calabria. Al punto che, alla fine, i partiti di maggioranza e opposizione (con il Pd in testa) che pure hanno votato quella norma, adesso sono al lavoro per annullarla il prima possibile. Magari già nella riunione straordinaria già concordata per giovedì prossimo, 4 giugno 2020.

    Cosa prevede la nuova legge sui vitalizi nella Regione Calabria

    La nuova legge approvata in consiglio regionale in Calabria prevede la possibilità che chiunque abbia fatto parte dell’assemblea, anche per un solo giorno, possa ricevere un trattamento di fine mandato a partire dal compimento dei 65 anni d’età. Una sorta di pensione di 600 euro netti per chiunque abbia ricoperto il ruolo di consigliere regionale. La norma, inoltre, prevede che se espulso dall’assemblea (per ricorso di uno dei non eletti, per ineleggibilità, eccetera), il politico in questione possa comunque avere accesso al vitalizio a condizione che versi mensilmente da sé i contributi per tutto il mandato del Consiglio, anche se non ne fa più parte. La legge, di fatto, reintroduce quindi i vitalizi per chiunque passi all’interno del Consiglio. Una scelta che suscita indignazione, visto che solo nella scorsa legislatura i suddetti trattamenti di fine mandato erano stati aboliti.

    Di Maio: “Abolire subito quella legge”

    Come già anticipato, il ministro degli Esteri Di Maio si è subito esposto sul tema, dicendosi del tutto contrario alla nuova norma in vigore in Calabria: “Leggo di consiglieri regionali – ha scritto sulla sua pagina Facebook – che adesso vorrebbero tornare sui propri passi. Bene, abolite subito questa legge. La politica deve dare il buon esempio. E se non riesce a farlo in una situazione del genere, allora significa che non lo farà mai più. Non smetterò mai di sottolineare l’impegno delle regioni e dei propri governatori. Più di tutti sono stati sul campo, affrontando con il massimo sforzo questa emergenza. Però non posso rimanere in silenzio davanti a una cosa del genere”.

    Dietrofront in arrivo?

    Sembra però che le aspre polemiche sollevate intorno alla norma possano indurre presto gli stessi consiglieri a un clamoroso dietrofront. A partire dal Pd, che pure ha votato quella norma (ad eccezione del giovane consigliere Nicola Irto, che da presidente della scorsa assemblea regionale si era esposto in prima persona contro i vitalizi e che, qualche giorno fa, ha preferito uscire dall’aula al momento della votazione). Favorevole a un passo indietro è anche il consigliere ed ex candidato governatore Pippo Callipo. “Sono stato raggirato – ha dichiarato – perché ho apposto la mia firma su una proposta di legge che ‘non comporta maggiori o nuovi oneri a carico del bilancio regionale’ e per questo mi tutelerò nelle sedi opportune. Mai avrei avallato nulla che potesse aumentare i costi della politica”.

    Anche la lista civica legata al Pd, “Democratici e progressisti”, ha fatto un (parziale) dietrofront: “L’errore commesso – si legge in una nota – è stato quello di riconoscere, anche a un consigliere dichiarato a posteriori ineleggibile, la possibilità di continuare a versare i contributi fino alla fine della consiliatura”. Ma secondo quanto riporta Repubblica anche la maggioranza, con Lega e Fratelli d’Italia, va verso un ripensamento, mentre Forza Italia (come anche la governatrice Jole Santelli) al momento non si è espressa. Il presidente del Consiglio regionale, l’Udc Mimmo Tallini, ha dichiarato invece alla Gazzetta del Sud: “Non vedo dov’è lo scandalo: a fronte di 38mila euro di contributi versati in una legislatura, si maturerebbe un’indennità di fine mandato, a 65 anni, da 600 euro netti al mese”. Tuttavia, in un secondo momento, ha confermato che nella nuova riunione del Consiglio di giovedì prossimo verrà concordata “la procedura di cancellazione della norma sull’ammissione alla contribuzione volontaria e al conseguente beneficio dell’indennità differita dei consiglieri regionali la cui elezione è stata annullata”.

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