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    Chi c’è dietro la proposta del “Bonus matrimonio” avanzata dalla Lega

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 26 Apr. 2019 alle 14:17 Aggiornato il 26 Apr. 2019 alle 14:52

    Non sono trascorsi nemmeno tre mesi da quando 200 militanti della Lega firmavano una lettera nella quale chiedevano le dimissione di Domenico Furgiuele da coordinatore del partito in Calabria.

    Ne chiedevano la testa per via della poca “trasparenza”, delle tante “ombre” e delle “logiche perverse” che caratterizzavano, secondo i firmatari, la gestione della Lega in terra calabra.

    Furgiuele è però anche il primo firmatario di una proposta di legge che sta facendo molto discutere: la detrazione per i giovani sposi under 35 a basso reddito che decidono di sposarsi in chiesa.

    Leggi anche: Governo: No al bonus asili e baby sitter, sì al bonus matrimonio (ma solo in Chiesa) – di G. Cavalli

    Stiamo parlando del cosiddetto “bonus matrimonio” volto ad agevolare le giovani coppie che intendono celebrare il matrimonio religioso e che avranno la possibilità, a seguito del suddetto bonus, di usufruire della detrazione del 20 per cento delle spese connesse alla celebrazione del matrimonio religioso quali: ornamenti in chiesa, tra cui i fiori decorativi, la passatoia e i libretti, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, le bomboniere, il servizio di coiffeur e di make-up, nonchè, il servizio del wedding reporter.

    Domenico Furgiuele, 36 anni, imprenditore di Lamezia Terme, in passato ne “La Destra” di Francesco Storace, è oggi il segretario regionale della Lega, eletto deputato con 52mila voti sotto il simbolo “Noi con Salvini” nella circoscrizione proporzionale Calabria sud.

    Nella lettera dei militanti leghisti si fa riferimento alle polemiche che hanno interessato Furgiuele e le sue “parentele” finite sui giornali dal giorno della candidatura alla Camera.

    Furgiuele è il genero dell’imprenditore Salvatore Mazzei, avendone sposato la figlia Stefania. Salvatore Mazzei, anch’egli di Lamezia, è oggi in carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso; Qualche settimana prima delle elezioni, la DDA di Catanzaro gli ha sequestrato beni per un valore di oltre 200 milioni di euro, molti dei quali intestati alla moglie di Furgiuele.

    Mazzei è considerato il “re” della Salerno-Reggio Calabria e proprio ai lavori di rifacimento dell’autostrada ha legato la sua ascesa economica.

    Mazzei e le sue imprese sarebbero stati per oltre un decennio il punto di “riferimento delle cosche mafiose dominanti nei territori calabresi interessati dall’esecuzione di costose opere pubbliche”.

    In pratica i clan della ‘ndrangheta avrebbero imposto alle grosse ditte vincitrici di subappaltare parte dei lavori e le forniture all’imprenditore lametino.

    Nei cantieri dell’autostrada era così che si pagava il pizzo, grazie alle fatture gonfiate dalle imprese di Mazzei. Un meccanismo di sovrafatturazione che permetteva guadagni sicuri e garantiva tranquillità ambientale. Secondo quanto si legge nel decreto di confisca emesso dal Tribunale di Catanzaro, l’imprenditore ha fatto da tramite con “significativa sistematicità” tra “l’impresa aggiudicataria dell’appalto e le organizzazioni criminali territorialmente competenti all’imposizione e alla riscossione delle estorsioni”.

    Per Domenico Forgiuele, organizzatore dei gazebo e frequentatore di Pontida, era stato chiesto di dal ruolo di commissario e, al suo posto, di spedire in Calabria il vicepresidente della commissione antimafia Alex Galizzi.

    I firmatari della lettera a Salvini ritengono che Domenico Furgiuele debba continuare “a fare ovviamente l’onorevole come è giusto, ma chiedono contestualmente che il coordinamento venga riorganizzato in modo da essere meno attaccabili ed al centro di continueperplessità ed ombre”.

    Dal canto suo, il deputato calabrese sembra non preoccuparsi delle contestazioni provenienti da soggetti che non riconosce come iscritti alla Lega e va avanti con la sua battaglia per incentivare le nozze con rito religioso.

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