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    Nel crac della Popolare di Bari c’è tutta l’inettitudine della classe dirigente (e politica) italiana

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 17 Dic. 2019 alle 14:12

    Crac Banca Popolare Bari: tutta l’inettitudine della classe dirigente italiana

    Forse dovremmo avere il coraggio di dircelo, chiaro e forte, senza troppi tentennamenti, che le registrazioni pubblicate da Fanpage sulla banca Popolare di Bari non fanno altro che confermare l’inettitudine, l’avidità, la collusione e la faciloneria di una classe dirigente che qui da noi ha vita facile nel trovare l’occasione di occupare posti apicali.

    Che Gianvito Giannelli e Vincenzo De Bustis (presidente e amministratore) possano intervenire in una riunione con i manager della banca pugliese ostentando una sicumera che grida vendetta (“Ci appoggia il mondo politico, e ci appoggia anche la vigilanza” dice Giannelli, come sculettano gli impuniti quando esibiscono il proprio potere) è la dimostrazione netta che siamo sempre quell’Italia lì, quella dove conta avere buone conoscenze già che avere buone competenze, quella dove l’amicizia tra controllori e controllati è l’ingrediente unico e indispensabile per puntare al successo, quell’Italia in cui ogni volta che si ha l’occasione di ascoltare qualche dirigente (in qualsiasi settore, sia chiaro) in veste privata ci si rende conto vige la bieca cultura del quartierino, dei furbetti a braccetto.

    Non è solo una questione di regole che non funzionano quando devono arginare le furbizie e le prepotenze, qui il punto è la bassa qualità morale e etica di una classe dirigente che punta sempre, ogni volta, alla propria autopreservazione come fine ultimo di tutto il suo agire.

    Che l’amministratore delegato e il presidente di una banca siano consapevoli di guidare un istituto dalla redditività inesistente” con un management cattivo, irresponsabile, esaltato” e direttori di filiali che hanno truccato tutti i conti” e che non sentano il peso degli aiuti di Stato che pesano sulle spalle di tutti i cittadini è una colpa morale (sarà la giustizia a decidere il resto) che dovrebbe essere una macchia indelebile.

    Invece vedrete che tra poco ci si dimenticherà di tutto (tranne i correntisti truffati, ovviamente) e si giocherà a parlare di un caso isolato. Il problema della bassa qualità di certa classe dirigente è un problema politico.

    Ma ve la vedete questa politica (con questa competenze) sollevare la questione? Vedete la classe dirigente politica capace di fare la morale ai dirigenti degli altri settori? E così si ricomincia da capo, in un cortocircuito che ci lascia sempre qui, fermi, a stupirci ogni volta di non stupirsi della grettezza di quelli che dovrebbero dirigere il Paese.

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