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    Armi all’Ucraina, il governo ritira l’emendamento ma incassa l’ok del Pd per il decreto

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 30 Nov. 2022 alle 11:55 Aggiornato il 30 Nov. 2022 alle 12:03

    Armi all’Ucraina, il governo ritira l’emendamento ma incassa l’ok del Pd per il decreto

    Dopo la rivolta delle opposizioni, il governo ha ritirato l’emendamento per continuare a inviare armi all’Ucraina anche l’anno prossimo. Un passo indietro solo provvisorio, arrivato dopo l’impegno del Partito democratico di approvare entro fine anno un nuovo provvedimento sugli armamenti.

    A scatenare la protesta dell’opposizione, il tentativo di prorogare le forniture militari a Kiev tramite un semplice emendamento alla legge di conversione del decreto sulle missioni Nato e sul commissariamento della Sanità calabrese. Un modo per aggirare l’ingorgo legislativo dovuto alla legge di bilancio, da approvare entro fine anno pena l’esercizio provvisorio, definito invece “un colpo di mano” dall’alleanza Verdi/Sinistra Italiana. A insorgere è stato anche il Movimento 5 stelle, che ha chiesto un confronto parlamentare sul tema, e il Partito democratico, che ha definito un errore “presentare la proroga degli aiuti con un emendamento, oltretutto dei relatori e non del governo, a un decreto in conversione”. “È del tutto evidente che servirebbe un provvedimento ad hoc assunto dall’esecutivo”, hanno detto Simona Malpezzi e Alessandro Alfieri, rispettivamente capogruppo e vice capogruppo dei dem al Senato.

    Secondo quanto riporta La Repubblica, il governo ha scelto di ritirare l’emendamento dopo aver ottenuto un impegno dallo stesso Pd di approvare nelle prossime settimane il decreto che lo sostituirà. Il provvedimento riceverà il via libera del consiglio dei ministri entro lunedì prossimo, secondo il quotidiano romano, mentre la Camera si prepara a discutere le mozioni presentate dai partiti sul tema. All’interno del centrodestra, la differenza di vedute tra i partiti al governo ha portato a una revisione del testo presentato da Giorgio Mulè (Forza Italia). Secondo Repubblica, la richiesta di favorire gli sforzi diplomatici adesso precede quella di prorogare l’autorizzazione all’invio di armi.

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