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    Le lacrime di Marcucci per l’addio di Renzi: “Ha fatto un errore”

    Il capogruppo del Pd Andrea Marcucci

    Il capogruppo dei senatori dem si commuove durante l'assemblea a Palazzo Madama

    Di Maria Teresa Camarda
    Pubblicato il 18 Set. 2019 alle 15:28 Aggiornato il 18 Set. 2019 alle 15:28

    Le lacrime di Andrea Marcucci per l’addio di Renzi

    Le lacrime del presidente dei senatori del Pd Andrea Marcucci per l’addio di Matteo Renzi segnano l’assemblea del gruppo a Palazzo Madama. Sarà stata la tensione di questi giorni, la separazione di fatto da alcuni compagni di partito, ma il capogruppo alla fine si è commosso.

    Mentre rivendicava la sua scelta di restare nel Pd e di non seguire l’amico Matteo Renzi nell’avventura di Italia Viva l’emozione ha preso il sopravvento. Chi c’era dice di aver visto le lacrime e che la voce di quello che fino ad ora è stato il più renziano di tutti era rotta dalla commozione. Tanto da strappare ai presenti un lungo e caloroso applauso.

    “Ho detto al mio amico Renzi che ha fatto un errore, un errore legittimo ma un errore”, ha detto il presidente dei senatori dem Andrea Marcucci nel corso dell’assemblea del gruppo.

    “La mia scelta di restare nel Pd, è indipendente dal ruolo che ricopro, quindi i senatori del Pd devono ritenersi liberi di prendere qualsiasi decisione. Metto a disposizione il mio ruolo. Io non faccio qualcosa a servizio di qualcuno, nella mia vita ho sempre preso decisioni con la mia testa”, ha affermato il capogruppo.

    “Io penso che il progetto originario del Pd sia ancora valido, e lo dico io che nel Pd sono uno dei pochi che viene dalla cultura laica”, ha proseguito Andrea Marcucci. Ma la chiusura non è netta: “Ora bisogna continuare ad avere una relazione costruttiva con quello che sarà un nuovo gruppo”.

    “Per il futuro del governo serve mantenere un rapporto di confronto e di collaborazione. Il nostro dovere principale è lavorare per l’Italia”, dice Marcucci. Che poi ammette: “Ora avremo qualche problema nelle commissioni parlamentari, in modo particolare nella Giunta per le elezioni”.

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