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    Accordi Italia Libia sui migranti, cosa prevede il Memorandum e cosa vuole fare il governo

    Un barchino di migranti arriva a Lampedusa, 18 ottobre 2019. ANSA / PASQUALE CLAUDIO MONTANA LAMPO
    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 2 Nov. 2019 alle 13:53 Aggiornato il 11 Nov. 2019 alle 12:54

    Accordi Italia Libia, cosa prevede il memorandum

    Gli accordi tra Italia e Libia sui migranti e in particolare il Memorandum voluto dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti nel 2017 per fermare gli sbarchi sono finiti in queste ore al centro del dibattito politico. Oggi, 2 novembre 2019, tre mesi prima della scadenza e in assenza di diverse indicazioni, il patto potrebbe rinnovarsi tacitamente per altri tre anni.

    Cos’è il Memorandum

    Il Memorandum è un accordo che fu sottoscritto dal governo Gentiloni che ha consentito un calo del numero degli sbarchi di migranti dalla Libia ma ha sollevato problemi di natura umanitaria per il trattamento a cui i profughi sono sottoposti nei campi libici.

    Il patto, che porta il titolo ufficiale di ‘Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana’, fu sottoscritto il 2 febbraio 2017 dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni con il capo del governo provvisorio di Tripoli Al Serraj.

    Le critiche che vengono mosse da organizzazioni umanitarie e parti politiche e riguardano le violenze e le violazioni dei diritti a cui sono sottoposti i migranti trattenuti nel Paese nordafricano.

    Il documento non verrà revocato. Ma gli esponenti del governo Conte, e in particolare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ritengono possibili modifiche al patto. Per la prossima settimana è prevista una discussione in Parlamento.

    Le critiche

    Tra le accuse mosse al Memorandum c’è anche quella di “scarsa trasparenza”. Nel gennaio 2018 l’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, chiese al ministero dell’Interno di conoscere lo stato di attuazione dell’accordo ai sensi del ‘Foia’, che attribuisce a chiunque il diritto di conoscere dati e documenti in possesso delle pubbliche amministrazioni ma la richiesta è stata respinta perché avrebbe “comportato un pregiudizio concreto a interessi tutelati dalla legge, quali ‘sicurezza pubblica’ e ‘ordine pubblico’”.

    Un rifiuto che è stato peraltro giudicato legittimo sia dal Tar che  dal Consiglio di Stato.

    Negli ultimi giorni la platea dei contrari si è allargata. Il fronte trasversale comprende le organizzazioni non governative, le associazioni che tutelano i diritti dei migranti e i diritti umani in genere, raccolte sotto l’egida del Tavolo Asilo, e anche parlamentari di Pd e Leu.

    Migranti, Fratoianni (Leu) a TPI: “Gli accordi con la Libia vanno stracciati, darò battaglia in Parlamento”

    Gli accordi Italia Libia, ha detto a TPI nei giorni scorsi il deputato di Leu Nicola Fratoianni, “così come sono stati pensati e strutturati, hanno provocato solo disastri. Vanno cancellati nella loro natura”.

    Cosa prevede il Memorandum

    Il Memorandum impegna l’Italia ad addestrare la Guardia Costiera libica e a fornirle mezzi e fondi. Stando ai dati forniti dalla ong Oxfam si tratta di 150 milioni di euro in tre anni, a cui vanno aggiunti altrettanti messi a disposizione dall’Ue.

    Il patto nacque come soluzione per fermare il flusso di migranti lungo la rotta centrale del Mediterraneo, che raggiunse il picco proprio tra il 2015 e il 2017. Nel 2016 gli arrivi erano stati oltre 160mila con una punta di 12mila in 48 ore tra il 25 e il 27 giugno 2017.

    Il flusso di migranti via mare era alimentato dal fatto che da tempo la Libia non esercitava alcuna sorveglianza lungo le sue coste.

    Cosa prevede il controverso accordo tra Italia e Libia per bloccare i migranti

    L’accordo Italia Libia prevede anche finanziamenti italiani in cambio dell’impegno della Libia a migliorare le condizioni dei centri di detenzione. Ma l’impegno è rimasto del tutto inevaso, dal momento che le condizioni sono rimaste disumane.

    La posizione del governo Conte sugli accordi Italia Libia

    Il governo italiano, come detto, chiede chiede una modifica del Memorandum. Ieri, venerdì 1 novembre, a Tripoli è stata una nota con la quale si chiede di riunire la commissione congiunta dei due Paesi. L’Italia vuole mantenere il patto con la Libia ma chiede di negoziare i cambiamenti che andranno definiti.

    Più nel dettaglio, l’Italia ha chiesto ai sensi dell’articolo 3 del Memorandum di riunire la commissione congiunta dei due paesi e ai sensi dell’articolo 7 di modificare il Memorandum.

    Stamattina la ministra Lamorgese ha spiegato che sul Memorandum “decide il governo” e in question time alla Camera il ministro Di Maio ha assicurato che si “sta lavorando per modificarlo in meglio”, in particolare “nella parte riguardante le condizioni dei Centri di detenzione”.

    I timori

    La posizione del governo italiano non rassicura chi chiede una modifica radicale del Memorandum e ritiene che i Centri di detenzione in Libia siano la pietra dello scandalo, teatro di quelli che la stessa Onu ha definito “inimmaginabili orrori”: compravendite di esseri umani, torture, violenze sessuali, stupri e abusi di ogni tipo.

    L’ex presidente della Camera Laura Boldrini, oggi deputata Dem, in un’intervista ha dichiarato: “Il Memorandum con Tripoli va modificato radicalmente. Diversamente io non voterò il rifinanziamento della Guardia costiera libica”.

    Per la parlamentare “questo Memorandum non va, non tiene conto di quanto successo nel frattempo. In Libia, come dimostrano i rapporti dell’Onu e le inchieste giornalistiche, nei centri di detenzione si pratica la tortura, non c’è alcun rispetto dei diritti umani. Inoltre c’è una guerra civile e alcuni membri della Guardia costiera risultano collusi con i trafficanti di uomini” e “aggiungiamo che Salvini ha pure affidato il coordinamento dei soccorsi in mare alla guardia costiera libica”.

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