Gli ospedali pubblici in Sicilia saranno obbligati ad assumere medici non obiettori di coscienza per garantire l’attuazione della legge 194 del 1978, che tutela il diritto all’aborto. Il 27 maggio l’Assemblea Regionale Siciliana ha infatti approvato l’articolo 3 del disegno di legge n. 738, che al primo comma prevede l’istituzione, se non già previste, di aree dedicate all’interruzione volontaria di gravidanza nei reparti di ginecologia e ostetricia, composte soltanto da personale non obiettore di coscienza.
Questo risultato sarà assicurato dall’organizzazione di specifici concorsi pubblici e dall’obbligo imposto alle aziende sanitarie di sostituire il personale che dovesse dichiararsi obiettore in seguito all’assunzione. La norma approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana, nata da un ddl presentato nel 2023 dal deputato regionale del Pd Dario Safina e poi proposta come emendamento al disegno di legge n. 738, mira a tutelare il diritto delle donne all’accesso all’aborto sull’isola, dove oltre l’80 per cento dei ginecologi si dichiara obiettore e quasi metà dei reparti ospedalieri di ostetricia e ginecologia non assicura la pratica dell’interruzione di gravidanza.
“È una misura di responsabilità che assicura stabilità nei reparti e tutela concreta per le pazienti”, ha commentato sui social il deputato regionale del Pd Dario Safina, che parla di “un passaggio epocale per la sanità siciliana”. “Nessuno sarà discriminato, ma le strutture sanitarie non potranno più permettersi vuoti di organico in un settore così delicato”. Le nuove previsioni della legge regionale si inseriscono nel solco dell’articolo 9 della legge 194 del 1978, secondo cui spetta alle Regioni “controllare e garantirne l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale”.
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