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    “Io, bollata come filo-putiniana da un parlamentare del Pd. La mia colpa? Aver fatto solamente il mio lavoro” (di V. Petrini)

    Credit: Valentina Petrini / Facebook

    "Chi ha chiesto la sala stampa della Camera per la presentazione di questo report? Perché un parlamentare della repubblica del PD e gli altri ospiti con la loro presenza e copertura consentono che i nomi di colleghe e colleghi per bene finiscano manganellati?"

    Di Valentina Petrini
    Pubblicato il 29 Giu. 2022 alle 16:54 Aggiornato il 29 Giu. 2022 alle 17:45

    Sto prendendo il primo caffè della mattina. Squilla il telefono, rispondo perché è un amico: “Hai visto che sei finita nella nuova lista dei putiniani fiancheggiatori della disinformazione pro Russia?” Mi va di traverso. Sgrano gli occhi. L’edizione cartacea del Fatto Quotidiano del 29 giugno riporta la notizia di una nuova lista di proscrizione partorita in un report firmato da FIDU e Open dialogue (mai sentiti, ma certamente per colpa mia).

    Cerco il pdf lo leggo, no comment. Ma la cosa sconcertante è che questo report riceve la legittimazione di un parlamentare Pd, Andrea Romano e indirettamente anche di un partito, il Pd, anzi due partiti, pure +Europa: Romano dice in apertura di conferenza stampa che a breve sarebbero arrivati anche Lia Quartapelle, responsabile Esteri del Partito Democratico e Riccardo Magi di +Europa. I due in realtà non arriveranno mai. Magi al telefono mi dice che si dissocia e che infatti non c’è andato.

    Il report dal titolo “Disinformazione sul conflitto russo-ucraino” è esso stesso un esercizio di disinformazione. Estrapola frasi da lavori sul campo e interviste e li cita come prova dell’accusa. Così mi scopro putiniana dopo essere stata in Donbass nel 2016 e aver denunciato che i fascisti combattevano con i separatisti e dopo esser stata in Russia nel 2017 e aver mostrato le scuole della Yunarmia in cui ai bambini veniva insegnato a usare le armi e a prepararsi alla guerra e aver denunciato anche come separatisti, nazionalisti russi si muovevano indisturbati a Mosca e condivano le loro strambe teorie con posizioni estremiste contro gli immigrati e la comunità LGBT.

    Dunque, io putiniana? Vergogna. Con Giovannini, Rombolà, Augias e Barbero in poutpourri di altri nomi, ognuna con la sua storia, il suo profilo. Tra i nomi finiti nel report ci sarà anche qualcuno con responsabilità di disinformazione.

    Ma il punto non è questo. Chi ha chiesto la sala stampa della Camera per la presentazione di questo report? Perché un parlamentare della repubblica del PD e gli altri ospiti con la loro presenza e copertura consentono che i nomi di colleghe e colleghi per bene finiscano manganellati?

    Giornalisti, scrittori, storici sbattuti in una lista di presunti fiancheggiatori putiniani accusati di fare disinformazione pro Russia solo per aver fatto interviste, analisi o essere andati sul campo, come nel mio caso nel 2016 quando di Donbas non se ne occupava quasi nessuno.

    Accusata di aver fatto il mio lavoro? Cioè interviste e analisi li dove la guerra era già in corso nel cuore dell’Europa? Dov’è finita la libertà di informazione? E chi ha presentato questo report o chiesto l’uso della sala stampa della Camera l’ha letto prima di metterci la faccia?

    Peraltro io che nelle apparizioni televisive ho anche detto di essere favorevole all’invio di armi e alle sanzioni verso la Russia. Esprimendo però un pensiero più complesso e cioè denunciando la debolezza dell’Europa sulla no fly zone o sulle sanzioni su gas e petrolio, o sul fatto di aver lasciato a Erdogan il ruolo di mediatore. Amo il mio lavoro anche se fatico sempre di più a trovare spazi per farlo.

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