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    La rivolta dei lavoratori smonta il sogno americano

    Credit: EPA/JUSTIN LANE

    Durante la pandemia milioni di persone hanno lasciato il posto: le chiamano Grandi dimissioni, ma fanno bene all’economia

    Di Paul Krugman
    Pubblicato il 1 Gen. 2022 alle 08:00

    Tutte le economie felici si somigliano; ogni economia infelice invece è infelice a modo suo. Nel periodo successivo alla crisi finanziaria del 2008, i problemi delleconomia erano tutti correlati a uninadeguatezza della domanda. La bolla immobiliare era scoppiata; i consumatori non spendevano a sufficienza da colmare il divario con lofferta; gli incentivi economici di Obama, messi a punto per incoraggiare la domanda, erano troppo limitati e di breve durata.

    Nel 2021, al contrario, molti nostri problemi sembrano collegati a una carenza dellofferta. Le merci non riescono a raggiungere i consumatori perché i porti sono congestionati; la penuria di chip e semiconduttori sta incidendo negativamente sui processi di produzione automatizzata; molti datori di lavoro riferiscono di aver incontrato notevoli difficoltà nel reperire i lavoratori. 

    Buona parte di tutto questo è probabilmente solo una fase transitoria, anche se lo scompiglio nella catena degli approvvigionamento durerà, come è ovvio, ancora per qualche tempo. Nel mercato del lavoro, tuttavia, sta forse accadendo qualcosa di ancor più importante e duraturo. I lavoratori americani, per anni sottopagati e sfruttati, potrebbero essere arrivati a un punto di rottura…
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