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    La Fase 2 val bene una messa

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 27 Apr. 2020 alle 10:18 Aggiornato il 27 Apr. 2020 alle 11:10

    La Fase 2 val bene una messa. Giorgi e giorni di riunioni, ore e ore di un mucchio di consulenti, task force ormai dappertutto negli angoli di Palazzo Chigi e quella che doveva essere la sontuosa conferenza stampa che avrebbe dovuto raccontarci il futuro si sbriciola nel giro di qualche decina di minuti per rispondere in fretta e furia allo scorbutico comunicato della Cei: “Già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza” bela l’ufficio stampa del Presidente del Consiglio, preoccupato dell’ira divina e della libertà di culto. Ora, laicamente, sarebbe il caso di dire che la libertà di professare la propria religione è un diritto sancito dalla Costituzione ed è un bisogno che non ci si permette di giudicare ma la politica, si sa, è fatta di scelte e di comportamenti e il rapido dietrofront del governo ci dice una paio di cose.

    La Chiesa in Italia (e nei confronti di questo governo) sposta molto di più delle difficoltà di gruppi di cittadini che reclamano gli stessi diritti (la scuola in primis, molti lavoratori rimasti esclusi dalle forme di sostegno e qualche altro centinaio di categorie): esistono per le messe gli stessi rischi sanitari di altre attività che invece devono rimanere chiuse (“la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose comporta, allo stato attuale alcune criticità ineliminabili che includono lo spostamento di un numero rilevante di persone e i contatti ravvicinati durante l’Eucarestia”, ha scritto il Comitato Tecnico Scientifico nominato dal governo) eppure il governo ha riconosciuto questo bisogno spirituale come indifferibile.

    Decisione legittima, certo, ma dove sono allora tutti gli altri bisogni spirituali che vengono reclamati in queste ore? Che ne è del disorientamento affettivo e spirituale dei bambini che fra qualche giorno avranno i genitori al lavoro e le scuole chiuse? Che ne è dei rapporti che non siano di sangue e che sono interrotti da almeno due mesi? Chi sono per la legge i congiunti che potranno ricongiungersi? E poi ci sarebbe un mucchio di altre cose: il tracciamento, i tamponi che continuano a mancare, l’app Immuni che è sparita dai radar, la crisi che provocherà danni ingenti, la riflessione su ciò che non ha funzionato. Ognuno decide le proprie priorità, il governo è lì per quello, ma non raccontateci che a noi debba andare bene così. Il Purgatorio è qui, ora.

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