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    Con questa legge elettorale tutto il potere è in mano agli eletti. E zero agli elettori (di M. Ainis)

    "L’astensionismo resta l’unica difesa contro una legge elettorale che è sempre peggiore della precedente. Un’alternativa però ci sarebbe: l’esperienza della Columbia Britannica canadese"

    Di Michele Ainis
    Pubblicato il 19 Ago. 2022 alle 08:01 Aggiornato il 19 Ago. 2022 alle 08:02

    A pensarci, t’assale un moto di disperazione. Non puoi scegliere i candidati alle elezioni, giacché le primarie sono un fantasma del passato. Non puoi nemmeno scegliere fra i candidati decisi dai partiti, dato che i loro nomi figurano su un listino bloccato. Non hai voce in capitolo sulle alleanze, sugli apparentamenti fra una lista e l’altra, forse neppure sugli esiti del voto. Altrimenti perché tutto questo pietire e sgomitare dei politici per infilarsi in un «collegio sicuro»? Se lorsignori sono già certi del tuo voto, tu elettore cosa sei, un soldato, un burattino? Sicché in ultimo diserti, ti ribelli agli ordini che arrivano dall’alto. Fai l’unica scelta che non trovi già scritta sulla scheda elettorale – l’astensione, il rifiuto stesso della scheda. Con un senso di colpa, tuttavia. Perché non c’è democrazia in una chiesa vuota di fedeli. E perché in democrazia si vota il meno peggio, quando non s’incontra il meglio. Però è dura, se a ogni elezione l’offerta politica peggiora, si degrada. E se questo fenomeno perverso dipende da una legge elettorale che è sempre peggiore della precedente. Colpa di ambedue gli schieramenti, nessuno ha una patente d’innocenza.

    Il Mattarellum fu peggiorato dalla destra, brevettando il Porcellum. E quest’ultimo congegno venne peggiorato poi dalla sinistra, con il Rosatellum. Ora a destra s’annuncia una riforma dirompente: il presidenzialismo. E dunque una nuova legge elettorale, senza ovviamente consultare gli elettori circa i suoi ingredienti. Eppure un’alternativa ci sarebbe, a prenderla sul serio. Quella indicata dall’esperienza della Columbia Britannica, la terza provincia del Canada per estensione. Nel 2004 montava anche laggiù un’onda di sfiducia verso le forze politiche, e anche laggiù per colpa d’un cattivo sistema elettorale. Le proposte di riforma avanzate dal partito di governo (quello liberale) erano sospettate di favorirne gli interessi; meglio una soluzione neutra, non partigiana. Sicché si decise d’affidare la redazione della nuova legge elettorale a un campione rappresentativo della popolazione. Furono sorteggiati 200 elettori per ogni circoscrizione, tenendo conto del sesso e dell’età.

    Attraverso selezioni progressive, venne composta infine un’Assemblea di 160 cittadini, retribuiti con un’indennità giornaliera di 150 dollari canadesi. L’Assemblea tenne riunioni pubbliche, trasmesse anche in tv, e decine di audizioni. In ultimo si orientò verso un sistema proporzionale (single transferable vote) che minimizzava il ruolo dei partiti, grazie all’assenza dello scrutinio di lista. Ma la proposta fu bocciata per un soffio dal referendum successivo: raccolse il 57,69% dei consensi, serviva il 60%.Ecco, sarebbe bello emulare quell’esperienza, ripeterla alle nostre latitudini. Sarebbe bello, ma non accadrà. C’è infatti un solo punto su cui i partiti di destra e di sinistra, di centro e di lato, presentano il medesimo programma: tutto il potere agli eletti, nessun potere agli elettori.

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