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    No, viceministra Castelli, assumere mezzo milione di persone nella PA non è una buona idea

    Laura Castelli del Movimento Cinque Stelle
    Di Elisa Serafini
    Pubblicato il 11 Nov. 2019 alle 12:07 Aggiornato il 12 Nov. 2019 alle 12:45

    La viceministra M5S Castelli ha annunciato in pompa magna un piano di assunzioni da 450mila persone, pronte ad entrare nella Pubblica Amministrazione. Castelli ha espresso la volontà di eliminare il tetto di assunzioni che prevedeva – a grandi linee – un vincolo del 50 per cento di sostituzioni tra pensionamenti e nuove assunzioni, negli enti finanziati dallo Stato.

    Un tetto resosi necessario dal crescere della spesa e delle inefficienze dello Stato, che hanno portato il nostro debito pubblico a superare i duemila miliardi di euro.

    Non è mistero che nella storia del nostro Paese le assunzioni nella PA e nelle partecipate siano state frequentemente pilotate a favore di gruppi di clientele e di lavoratori sorprendentemente bene informati da sindacati, partiti e gruppi di potere.

    La mancanza di trasparenza è stata, ed è tuttora alla base di questa condizione di asimmetria informativa: pochi conoscono vincoli, scadenze, e testi di concorso perché è così che deve funzionare: meno persone sanno, più i gli incarichi possono essere controllati.

    Ancora oggi non esiste un database nazionale che possa permettere ai cittadini di accedere con trasparenza alle opportunità di lavoro o di incarico disposte da enti finanziati con soldi pubblici.

    Se un cittadino vuole candidarsi in un ruolo della PA deve scorrere migliaia di siti diversi, visitare i portali di tutti i comuni, delle società partecipate, degli enti regionali, per poter accedere alle informazioni sui concorsi.

    Per questo motivo abbiamo avuto bisogno di così tanti dipendenti pubblici (tra enti e partecipate), perché non sempre i professionisti selezionati erano i migliori, ma, al massimo, i meglio informati, e ancora oggi una piccola percentuale di dipendenti pubblici deve lavorare per tutti gli altri, in condizioni di estremo disagio e di mancanza di riconoscimento delle capacità o del raggiungimento dei risultati.

    Per riformare la Pubblica Amministrazione servirebbe una riforma di grande respiro, che abbatta i costi, premi il merito e promuova la trasparenza. In mancanza di questi tre elementi continueremo ad aumentare la spesa pubblica, a costo dei cittadini.

    Altro che Bellanova e i titoli di studio: la verità è che il Ministero dell’Agricoltura non ci serve a niente (di Elisa Serafini)
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