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    L’Italia ha davvero bisogno del nucleare? Sì, e non solo per motivi di dipendenza energetica

    Di Elisa Serafini
    Pubblicato il 4 Set. 2021 alle 12:54 Aggiornato il 22 Set. 2021 alle 17:31

    Per molto tempo si è detto che l’Italia avesse una “moglie americana e un’amante araba”, uno slogan che rappresentava la strategia di un Paese che ha scelto di essere alleato di democrazie e regimi (anche rivali tra loro) a seconda delle necessità.

    L’energia è stata al centro di molte di queste relazioni, e anche per questo motivo, a moglie americana e amante araba, poi, abbiamo aggiunto un’ulteriore relazione (non sempre consensuale con le altre parti) con la Russia, da cui oggi importiamo oltre il 28 per cento del nostro gas.

    Potrebbe cambiare qualcosa con il nucleare? Probabilmente sì, ed è per questo che le dichiarazioni del ministro Cingolani non vanno sottovalutate, poiché, in ottica di scelta pro-nucleare non si tratta solo di considerare dati e scienza, ma anche di valutare le conseguenze geopolitiche.

    La dipendenza energetica dell’Italia: un problema non ancora risolto

    L’Italia è costretta a importare oltre il 77 per cento dell’energia in uso nel Paese. Un dato che la colloca tra i più dipendenti di tutto il continente, in situazione analoga a Stati molto piccoli, come il Lussemburgo o Malta. Per fare un esempio opposto, la Francia genera oltre il 70 per cento della propria energia elettrica attraverso il nucleare.

    I principi della scienza economica considerano un bene quando i Paesi commerciano e scambiano beni o servizi: come insegnava Adam Smith, è possibile ridurre i rischi di conflitti, sostenere lo sviluppo economico e le opportunità di lavoro. Tuttavia, commerciare con un Paese è molto diverso dal dipenderne, e commerciare con uno o più paesi democratici è molto diverso dal dipendere da uno o più regimi che con la democrazia hanno poco in comune.

    Nucleare? Più libertà di scelta per le relazioni internazionali

    La dipendenza energetica dell’Italia obbliga i nostri governi, ormai da decenni, ad avere poca possibilità di scelta nel campo delle relazioni diplomatiche e politiche internazionali. La storia del nostro Paese è costellata da episodi di scelte politiche che ricadono in questo ambito: un’azione di sostegno agli Stati Uniti, un piacere ai governi di Paesi arabi, terroristi compresi, e, quando possibile, un endorsement al Primo ministro Putin.

    Non avere buoni rapporti con Paesi da cui dipendono l’operatività di imprese, ospedali e persone, non è infatti auspicabile considerando che la Russia ha spesso minacciato l’interruzione di trasferimento del gas, come “arma” di gestione politica.

    Lo sviluppo di una strategia nucleare, così come avviene in altri Paesi nel mondo, insieme ad una efficiente (e realistica) transizione ecologica, potrebbe permettere all’Italia non solo di ridurre i costi dell’energia (tra i più alti in Europa), e combattere il riscaldamento globale sostituendo i combustibili fossili, ma anche di aumentare il proprio potere contrattuale nelle relazioni internazionali, avendo maggiori di scelta di partner e decisioni pubbliche.

    Una libertà che questo Paese deve ancora del tutto conquistare.

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