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    Fascio, inquisito e senza voti: chi più di Lotito merita il Senato? (di Riccardo Barenghi)

    Credit: Ansa

    Gli ultras lazialistamparono adesivi di Anna Frankcon la maglia della Roma. E lui intercettato mentre andava in Sinagoga diceva: «Annamo a fa’ sta sceneggiata»

    Di Riccardo Barenghi
    Pubblicato il 10 Dic. 2021 alle 15:31 Aggiornato il 10 Dic. 2021 alle 15:38

    Diciamocelo francamente: ha ragione Claudio Lotito. Il presidente della Lazio ha il sacrosanto diritto di diventare senatore della Repubblica italiana. E anche se nel 2018 non avesse ottenuto i voti sufficienti per varcare il portone di Palazzo Madama (come deciso dalla giunta per le elezioni del Senato), Lotito il seggio se l’è guadagnato sul campo. Il suo curriculum parla da solo, e lo vede coinvolto in inchieste di tutti i tipi, sportive e non. Qualche condanna, qualche prescrizione, qualche squalifica accompagnata da pesanti penalizzazioni per la sua Lazio, fatti tutto sommato irrilevanti che non hanno impedito a tanti altri politici della nostra epoca (un’epoca lunga lunga) di diventare rappresentanti del popolo. Da Berlusconi in giù.

    Per non parlare della sua cultura politica (chiamiamola così), sempre di destra, spesso di estrema destra, condita da un linguaggio che va per la maggiore nelle curve degli stadi (e non solo lì). Come quando gli ultras della Lazio stamparono vergognosi adesivi di Anna Frank, la bambina uccisa dai nazisti, con la maglia della Roma, e lui fu intercettato mentre andava a portare i fiori in Sinagoga: «Annamo a fa’ sta sceneggiata…». E di sceneggiate Lotito ne ha collezionate parecchie, fino all’ultima di pochi giorni fa, quella del falconiere della squadra che prima di ogni partita fa volare allo stadio il simbolo laziale, ovvero l’aquila: ecco quel falconiere spagnolo Juan Bernabé era stato sospeso dopo aver inneggiato al Duce con tanto di saluto romano sulla pista dell’Olimpico. Una punizione brevissima: Lotito lo ha subito perdonato, facendo felici i neofascisti laziali (che pagano l’abbonamento e che magari sono anche no vax). D’altra parte non è mica colpa sua se la curva nord dell’Olimpico (come anche molte altre curve italiane, a cominciare dalla Sud romanista) è nostalgica del tempo in cui «quando c’era lui…». Lui non c’è più, però Lotito c’è. C’è nel magico mondo del calcio ma anche negli affari, affari spesso al limite dell’illegalità.

    E avrebbe voluto esserci non solo allo stadio, in fondo quel seggio da senatore se lo sarebbe meritato vista la storia di rapporti che lo lega alla destra politica, tanto da guadagnarsi un posto nelle liste di Forza Italia alle ultime elezioni. Grazie a favori fatti e ricevuti, a rapporti spesso opachi, ma che volete farci: «Così fan tutti…». Peccato che i voti ottenuti da Lotito non bastino per entrare in Senato. Peccato per lui, ma soprattutto per una parte degli italiani. In fondo anche i peggiori hanno diritto di essere rappresentati ovunque: in televisione, sui giornali e quindi pure in Parlamento. O no?
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