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    Pessime notizie per Salvini: Draghi scarica Durigon e anche Quota 100

    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 25 Ago. 2021 alle 13:48 Aggiornato il 25 Ago. 2021 alle 15:56

    Era lo scorso mese di giugno e Claudio Durigon, sottosegretario del governo Draghi ci dava dentro con entusiasmo sui social: “La riforma pensionistica, è un tema importante nel post Covid, la flessibilità in uscita dal mercato del lavoro è un requisito fondamentale, quota 41 darebbe finalmente stabilità al sistema pensionistico”.

    Lo scriveva per l’appunto il sottosegretario all’Economia su Facebook. Che rilanciava su Quota 100 (di cui Durigon è il “papà” come ama ripetere Matteo Salvini) che, teoricamente, si chiuderà il 31 dicembre 2021 con la fine del suo “triennio” (iniziato sotto il governo Lega-M5S).

    “È necessario mantenere strumenti flessibili in uscita. Rinnovare Quota 100 è sicuramente una possibilità da valutare, il suo costo per l’anno 2022 sarebbe di 400 milioni”. A Durigon però (e per conoscenza a Matteo Salvini) ci tocca dare un’altra notizia, dopo l’anticipazione data ieri circa l’intenzione del premier di disfarsi del Sottosegretario: Mario Draghi non ha la benché minima intenzione di rinnovare Quota 100!

    Insomma, per Palazzo Chigi è a rischio non soltanto la posizione a sottosegretario di Claudio Durigon ma anche quella della riforma di cui è il “papà”: Quota 100.

    E il Quirinale in tutto questo che dice? Ufficialmente osserva silente ma chi ha avuto modo di parlare in queste ore con gli uomini del Colle ha avuto la netta sensazione che non ci sarebbe la benché minima contrarietà all’eventuale rimozione del sottosegretario.

    Insomma, le parole di Durigon non sono state gradite nemmeno ai piani altissimi della Repubblica. D’altra parte Mario Draghi non ha nemmeno bisogno del nulla osta da parte di Mattarella per rimuovere un sottosegretario. Non trattandosi di un ministro.

    Ma per capire il Mattarella pensiero basta ricordare quanto il presidente della Repubblica disse nel 28esimo anniversario della strage di Capaci. “Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità”.

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