Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Opinioni
  • Home » Opinioni

    Coronavirus, nel decreto scuola salta (di nuovo) l’aggiornamento delle graduatorie. Docenti precari costretti ad un’attesa infinita

    Di Valentina Chindamo e Giovanni Pigatto
    Pubblicato il 11 Apr. 2020 alle 15:45 Aggiornato il 11 Apr. 2020 alle 16:08

    Alla fine è arrivato anche il decreto che riguarda il mondo della scuola in questo periodo di emergenza Covid-19. Tutto il sistema docenti ruota attorno a delle graduatorie che vengono aggiornate ogni tre anni, momento in cui i punteggi maturati negli anni di servizio fanno salire i docenti in graduatoria. La principale decisione inserita nel decreto è che quest’anno queste graduatorie non verranno aggiornate. Per noi precari, questo significa che tutto il lavoro fatto negli ultimi tre anni non viene riconosciuto e che siamo obbligati ad attendere ancora. Ci è stato chiesto di attivarci per la didattica a distanza, e lo abbiamo fatto, ma ora pare non si sia in grado di aggiornare telematicamente una graduatoria.

    Come si diventa insegnanti: i primi passi

    Senza aver sostenuto un concorso che abiliti alla professione di insegnante ci sono due modi per entrare nel mondo della scuola: entrare nella graduatoria di III fascia oppure, in attesa che si apra la finestra temporale per entrarci, inoltrare alle scuole il modulo di Messa a Disposizione (la tanto discussa MAD). Chiunque abbia una laurea magistrale e tutti i crediti in ordine richiesti per la propria classe di concorso può inviare una Messa a Disposizione agli istituti che, in caso di bisogno, possono chiamare il docente per supplenze brevi. Le scuole, teoricamente, possono attingere alla MAD solo se tutte le graduatorie “ufficiali” sono state consultate. Dato che si tratta dell’ultimo anello della catena alimentare, chi viene chiamato con MAD, in genere, ottiene supplenze brevi o brevissime, pochi mesi o anche solo alcune settimane.

    Per quanto riguarda la terza fascia, invece, il procedimento è più complesso. Queste graduatorie vengono aperte e aggiornate ogni tre anni (l’ultima volta nel 2017), e in questo momento, i neolaureati possono fare richiesta di entrare in graduatoria. Contestualmente a questo, i punteggi di chi già si trova in terza fascia vengono aggiornati a seconda dei nuovi titoli ottenuti e degli anni di servizio maturati. In passato l’abilitazione si otteneva frequentando delle scuole di specializzazione all’insegnamento: negli anni hanno cambiato molti nomi (SSIS, TFA, FIT, PAS), ma da qualche anno non è più possibile abilitarsi in questo modo perché l’ultima decisione presa dal governo è stata quella di organizzare un concorso pubblico abilitante (l’ultimo risale al 2016), che ad oggi non è ancora stato indetto. Ma non è tutto. All’ultima apertura delle graduatorie ogni aspirante docente ha dovuto compilare un elenco di venti scuole della propria provincia e, nei tre anni successivi, solo queste venti scuole potevano chiamarlo a lavorare. L’unica speranza era quella di aver indovinato nella lista delle venti scuole indicate gli istituti con necessità di docenti, un gioco ad incastro quindi, che ha a che fare solo con la fortuna, il caso, il destino, o come volete chiamarlo.

    Il decreto

    Il 2020 doveva essere l’anno in cui le graduatorie di terza fascia dovevano aprirsi, ma qualche giorno fa è stato deciso che queste graduatorie non verranno aperte né aggiornate a causa dell’emergenza Covid-19. In questo periodo in cui agli insegnanti, precari e non, è stato chiesto di attivarsi con la didattica a distanza, attuando nuovi metodi di insegnamento, mettendo in atto strategie telematiche, imparando a usare nuovi programmi, la domanda sorge spontanea: perché non si è in grado di aggiornare telematicamente una graduatoria? Aprire le graduatorie significa permettere ai neolaureati di entrare nel mondo del lavoro, ma anche a chi ha lavorato in questi tre anni di vedere riconosciuto il punteggio maturato negli anni di servizio.

    Trascuriamo per un attimo il fatto di quanto sia assurdo dover aspettare tre anni per vedere una graduatoria aggiornata e veniamo al dunque. Noi insegnanti non ci siamo tirati indietro in questa circostanza, proprio perché responsabili e consapevoli del momento di emergenza. Ci siamo ingegnati, abbiamo seguito ogni tipo di corso online possibile immaginabile, ci siamo sforzati di trovare il modo migliore per interagire a distanza con i nostri alunni, lo abbiamo fatto da soli, con le nostre forze, con le nostre possibilità, e adesso ci viene detto, con estrema leggerezza, che non si è in grado di aggiornare una graduatoria?  Con quale coraggio possiamo parlare di digitalizzazione della scuola o di qualsiasi altro progetto quattro punto qualcosa? Allo stato attuale delle cose non abbiamo alcun modo per abilitarci perché sono state bloccate tutte le varie modalità previste in passato: niente SSIS, niente TFA, niente FIT, niente concorso. Siamo stati obbligati ad acquisire ulteriori 24 crediti di ambito psicologico, antropologico, pedagogico o di metodologie della didattica per poter accedere al concorso; molti di noi, già laureati da anni, hanno dovuto pagare centinaia di euro per ottenerli, ma alla fine il concorso è stato rimandato di anno in anno a data da destinarsi.

    La scelta ridicola di non aggiornare una graduatoria non rispetta tutta una categoria di docenti, quella dei “giovani precari”, che non hanno avuto la possibilità di prendere l’abilitazione all’insegnamento, non per loro volontà o incuria, ma perché semplicemente è da sei anni che non c’è la possibilità di abilitarsi. E alla fine, quella che poteva essere una grande occasione di digitalizzazione di tutti gli aspetti del mondo scolastico, diventerà l’ennesima occasione persa a causa della burocrazia o, peggio, a causa della scarsa volontà di innovare e fare, forse, un po’ di fatica in più.

    Leggi anche:
    Coronavirus, approvato dal Cdm il nuovo Decreto scuola: cosa prevede
    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version