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    No, dal Covid usciremo né migliori né peggiori: saremo gli stessi di prima

    Credit: Andrew Kelly - REUTERS

    La realtà è che siamo straordinariamente resilienti e adattabili, bravi nel reagire alle crisi, ma non ad affrontare problemi invisibili e futuri, e quindi a cambiare radicalmente. Credevamo che il Covid ci avrebbe reso più saggi e previdenti e invece già tornati come eravamo. Il racconto in prima persona di Alexander Stille

    Di Alexander Stille
    Pubblicato il 29 Ott. 2021 alle 09:21 Aggiornato il 29 Ott. 2021 alle 09:53

    Quando avevo trent’anni mi ammalai di cancro e pensai “La mia vita non sarà mai come prima”. Credevo che, avendo dovuto affrontare un pericolo di morte, non avrei mai più perso di vista le cose importanti. Allo stesso tempo avevo paura che il mio carattere sarebbe cambiato e che sarei diventato ombroso ed eccessivamente preoccupato per la mia salute. Nel giro di circa sei mesi, tuttavia, nel bene e nel male, mi resi conto di essere essenzialmente la stessa persona di prima.

    Ritrovai il piacere di vivere e l’ottimismo di prima. Ma, allo stesso tempo, non ero diventato più saggio, più paziente o meno stronzo. Mi preoccupavo per le stesse cose stupide per cui mi preoccupavo prima di ammalarmi. Mi sono reso conto che la personalità umana è straordinariamente robusta e resistente al cambiamento. Penso che questo scenario sia in qualche modo una metafora di ciò che possiamo aspettarci dall’era post-Covid.

    La pandemia ha stravolto la nostra vita, ha cambiato le nostre abitudini, ci ha fatto apprezzare le persone a noi più vicine. Nell’ora più buia le persone battevano le pentole o cantavano dalle finestre o dai tetti come gesto di solidarietà. Ma sei o dieci mesi dopo, quelle stesse persone erano stanche della quarantena, stanche di indossare mascherine e desiderose di riprendere la vita normale….
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