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    Conte, il timoniere mite nella tempesta

    Giuseppe Conte Credits: Ansa

    Il presidente del Consiglio ha preso per mano un'Italia in ginocchio

    Di Roberto Bertoni
    Pubblicato il 22 Mar. 2020 alle 08:43 Aggiornato il 22 Mar. 2020 alle 08:50

    Coronavirus e il discorso di Conte

    Persino i detrattori più accaniti sono costretti ad ammettere che il presidente Conte ci sta mettendo l’anima. Quando ieri sera si è presentato in diretta Facebook per annunciare la serrata totale, e di fatto la paralisi del Paese, era bianco in volto, visibilmente teso, stremato da una situazione emergenziale che nessun presidente del Consiglio, dai tempi di Bonomi e Parri, era mai stato chiamato ad affrontare. Neanche gli Anni di piombo erano stati così amari, così carichi di dolore, di lutti, di tragedie. Una regione, la Lombardia, sta subendo un martirio che resterà negli annali. Un intero Paese, il nostro, sta vedendo centinaia di concittadini infettarsi e andarsene ogni giorno.

    L’angoscia, il tormento, l’ansia e l’incertezza sono ormai tangibili, come testimoniano le immagini strazianti dei camion militari che portano via le bare in quel di Bergamo. Anche i canti dai balconi stanno cominciando, comprensibilmente, a venire meno, anche se resistono alcune sacche d’allegria spontanea che ci auguriamo di cuore possano essere d’esempio agli altri. C’è poco da cantare, nulla di cui esser lieti, molto di cui preoccuparsi e ci sono ottimi motivi per piangere, al cospetto di una mattanza che ci vede costretti a fare i conti con la ferocia di un nemico invisibile eppure in grado di confinare in casa un miliardo di abitanti del pianeta.

    In tanta malora, il mite Conte ha rivelato di possedere un’empatia naturale, una sincerità quasi disarmante e un tatto che mette di buonumore persino quando è impossibile esserlo, al netto di decreti oggettivamente pasticciati ed evasivi e di imprecisioni grossolane che creano solo ulteriore confusione. Guai, tuttavia, a pretendere di più da un uomo provato, reso fragile dall’impossibilità di essere altro, onestamente triste di fronte a una strage neanche troppo silenziosa che ci costringerà ad attraversare un lungo periodo d’incertezza e di difficoltà.

    La sensazione che si ha, guardandolo negli occhi, ascoltandolo, vedendo come si comporta e seguendo da vicino il suo stile, è che non sia tanto l’aspetto politico la sua vera forza quanto, per l’appunto, il lato umano. Conte è un personaggio che rimarrà nella storia per molti motivi, tra cui quello di non aver perso la testa in un momento che non auguriamo a nessun altro di vivere.

    Non so se abbia ancora la situazione sotto controllo ma ieri sera, con il suo discorso cristallino, ha fugato il mio dubbio in merito alla sua capacità di prendere, ancora una volta, per mano un’Italia in ginocchio. Ribadendo che lo Stato c’è e che si farà carico della sofferenza collettiva, un personaggio che, inizialmente, sembrava destinata a finire presto fra le meteore sarà ricordato come colui che, nella tempesta, ha riaffermato la preminenza del pubblico sul privato. Ha, cioè, saputo farsi interprete di un cambiamento d’epoca. Basta questo per rinnovargli la fiducia e dirgli grazie.

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