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    Cari “sovranisti” o come vi chiamate, non abbiamo bisogno delle vostre pagliacciate

    Di Fabio Salamida
    Pubblicato il 31 Mar. 2020 alle 17:28 Aggiornato il 31 Mar. 2020 alle 20:38

    Cari “sovranisti” o come vi chiamate, in queste settimane in cui bare anonime vengono portate via sui camion dell’esercito, in cui in molte città del nord Italia quasi tutti hanno un amico, un parente o un conoscente che se n’è andato a causa del Coronavirus; in questi giorni in cui c’è chi combatte nelle terapie intensive degli ospedali, sui due lati di quelle trincee delimitate dai materassi di letti tutti uguali attaccati a rumorosi macchinari, in cui tutti ci difendiamo rinunciando alla libertà di muoverci, di incontrarci, di abbracciarci, le vostre continue messe in scena, diventano più fastidiose del normale.

    Degli ultimi ultimi giorni, cari “sovranisti” o come vi chiamate, ci resteranno impresse due scene fra tutte. La prima è ovviamente la ridicola recita pseudo-religiosa che avete organizzato su Canale5 durante il programma Non è la D’Urso, con quell’Eterno Riposo dedicato ai morti di Covid-19 tra stelline e luci colorate, a giocare con il dolore di migliaia di famiglie in un misto di tv spazzatura e propaganda di “bassa Lega”; la seconda è lo sketch del Vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, che rigorosamente “protetto” da mascherina ha prodotto un video in cui rimuove dal suo ufficio – che non è il suo ma di tutti noi, di quel popolo che dovrebbe rappresentare – la bandiera dell’Europa. I vostri, cari “sovranisti” o come vi chiamate, più che atti politici sono vere e proprie pagliacciate che se in momenti normali potevano provocare la nostra ilarità e talvolta persino la nostra compassione, oggi risultano offensive e fuori luogo. E non è un caso che malgrado la situazione a voi “favorevole” (si fa per dire) perché non avete nulla da governare, se non in quelle regioni dove ci sarebbe da sollevare un velo pietoso, stiate arretrando in quei sondaggi a cui tenete tanto.

    Insomma, cari “sovranisti” o come vi chiamate, se volete fare davvero qualcosa per quel popolo italiano che tanto nominate a sproposito, fermatevi: magari provate a dare una mano sul campo o se – come credo – non siete in grado, fermatevi e basta, eclissatevi fino a quando l’emergenza non sarà finita. Lasciate perdere i social, le interviste, le comparse nei programmi trash. Dopo potrete tornare a fare i vostri video su Facebook in cui parlate delle “zucchine di mare”, potrete di nuovo fotografare tutto quello che mangiate e travestirvi da pompieri, poliziotti, infermieri (da politici magari no, sarebbe un controsenso). Potrete tornare in televisione a recitare tutte le preghiere che volete, omettendo come al solito quel settimo comandamento che tanto vi imbarazza. Fatelo soprattutto per gli italiani che vi votano, anche se probabilmente saranno sempre di meno. Evitate loro l’umiliazione di dover dire, quando tutto sarà finito, “quelli che votavo io, mentre succedeva di tutto, erano in televisione a recitare le preghiere con Barbara D’Urso e a piegare bandiere”.

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