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    Volevate parlare di Bibbiano, speculando sul nulla. Ora fateci un piacere: state zitti

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 4 Dic. 2019 alle 12:34 Aggiornato il 4 Dic. 2019 alle 12:40

    Bibbiano, anno 2019, dicembre. Il mostro è un po’ meno mostro, qualcuno lo vorrebbe quasi rendere santo, il vento fetido che strumentalizza famiglie e bambini per racimolare indignazione a forma di voti ora si è invertito e spira contro gli accusatori della prima ora.

    Bibbiano non è più una città, i bambini non sono bambini, tutto è ferocemente compresso nello spazio sordido di uno slogan e quel “parlateci di Bibbiano” è un’eco che rimbomba vuoto senza rispetto per nessuno, come si svuotano le dignità umane quando vengono fagocitate dalla propaganda.

    Il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti è stato rimesso in libertà dalla Corte di Cassazione. Molti esultano, molti rinfacciano, tutto con volumi altissimi.

    Pochi si adoperano per dire che ci sarà un processo: se era il caso di aspettare il processo prima forse sarebbe il caso di aspettare il processo anche adesso. Ma vuoi mettere una vendetta da confezionare in un bel tweet? Tutti contro tutti.

    In realtà è stato rimesso in libertà, sempre in attesa di processo, anche lo psicoterapeuta Claudio Foti, il mostro secondo molti. Al di là delle responsabilità che accerterà il processo, evidentemente qualcuno si è fatto prendere la mano nel darlo in pasto al pubblico. Del resto si legge ancora in giro di un inesistente elettroshock, per dire.

    Se qualcuno avesse la pazienza di leggere le carte scoprirebbe anche che non esiste nemmeno il sexy shop che ha fatto tremare molti benpensanti, era un negozio di biancheria intima.

    Il caso Bibbiano è l’esempio perfetto della negazione della complessità in questo Paese, tifosi da una parte e dall’altra, chili di parole buttati a caso in mezzo alla strada senza nemmeno aspettare le indagini e il processo: c’era Di Battista che prometteva un libro inchiesta (che fine hanno fatto, il libro e Di Battista?), c’erano Salvini e Bergonzoni che indossavano le magliette, c’era Di Maio che ne fece la sceneggiatura per un’indignatissima diretta Facebook, c’era il solito Giovanardi a esporre la sua solita tesi sbagliata, c’erano migliaia di troll che ripetevano a memoria la lezioncina sui social.

    Un buco nero etico, sociale, prima che politico. Una strumentalizzazione schifosa e becera. E un dubbio assillante: che ora, che ancora non è iniziato il processo, si possano compiere gli stessi errori a parti invertite.

    Fateci un piacere: non parlate di Bibbiano. Fate i seri. Non urlate per additare gli urlatori.

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