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Il volto nuovo della Milano senza muri

Si è svolta sabato 20 maggio a Milano una manifestazione dedicata all'accoglienza ai migranti. La studentessa Alessandra Aceti offre un resoconto della sua esperienza

Di TPI
Pubblicato il 21 Mag. 2017 alle 19:09

Si è svolta ieri sabato 20 maggio a Milano una manifestazione dedicata al tema dell’accoglienza ai migranti, svoltasi dopo essere stata oggetto di diverse polemiche politiche sull’opportunità di un evento del genere. La studentessa Alessandra Aceti era presente e ha inviato a TPI un resoconto scritto e visivo della sua esperienza secondo il suo punto di vista, che pubblichiamo di seguito:

“20 maggio senza muri” è la manifestazione che nella giornata di ieri ha inondato di colore le vie di Milano. Con quasi centomila partecipanti, è stata definita la più grande sul tema dell’immigrazione negli ultimi vent’anni. Per me, e per molti che vivono nella mia zona, il corteo di oggi ha significato anche molto di più.

Porta Venezia è stato il punto a partire dal quale si è dispiegato il corteo, ma è anche un luogo cruciale in cui ogni giorno si affronta il problema dell’immigrazione. È vero che questa zona è un gioiello di arte e di cultura milanese, ma la sua faccia più intrigante è proprio quella che spesso rimane nascosta a chi non la vive.

A due passi dai bastioni e tutt’intorno all’antico Lazzaretto si sviluppa, infatti, il quartiere africano, il cuore nero di Milano che ormai batte da decenni. Nonostante questo quartiere si sia emancipato dall’immagine del ghetto che lo accompagnava nel passato, ancora oggi ci sono segni evidenti di emarginazione sociale: a metà strada tra la Stazione centrale e la mensa per i poveri di viale Piave, gruppi di giovani stranieri e vagabondi spesso si rifugiano negli angoli e sui marciapiedi di Porta Venezia.

Eppure oggi questa zona e la città tutta hanno mostrato un volto nuovo, che desideravamo vedere da tempo. Se c’è chi ancora ritiene vero il luogo comune di Milano città grigia, oggi è definitivamente costretto a ricredersi. Migliaia e migliaia di persone si sono unite in “una mobilitazione festosa e popolare, carica di speranza”. Nessuno contro nessuno, ma ognuno insieme all’altro.

Così, oggi ho visto quegli stessi ragazzi stranieri e vagabondi finalmente in piedi, accanto a persone diverse da loro ma con l’obiettivo comune di maggiore uguaglianza sociale e rispetto per il prossimo. Oggi ho visto quei ragazzi con un guizzo di gioia negli occhi, la stessa luce che ogni giovane dovrebbe avere il diritto di provare.

Erano contenti di vedere accanto a loro donne, uomini, bambini ed anziani di ogni etnia e provenienza sposare la loro causa con gioia fino a farla diventare motivo di comunanza e fratellanza. 

In effetti, un senso di appartenenza comune dava spirito e vitalità al corteo più disomogeneo che abbia mai visto. La chiave di tutto questo è stata la disponibilità di ciascuno ad incontrare e conoscere l’altro per poi scoprirsi non così diverso e di conseguenza direttamente coinvolto e ugualmente speranzoso nella Milano senza muri. Nell’Europa senza muri. Nel futuro senza muri.



Articolo e immagini a cura di Alessandra Aceti

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