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Vittorio Feltri scrive a Salvini: “Le regole della Ue sono brutte ma vanno osservate”

Vittorio Feltri, direttore di Libero,e il vicepremier Matteo Salvini

In un editoriale il direttore di Libero richiama il leader della Lega, chiedendogli di smarcarsi dal Movimento Cinque Stelle

Di Enrico Mingori
Pubblicato il 17 Nov. 2018 alle 17:48

Vittorio Feltri, direttore del quotidiano Libero, ha scritto un editoriale in cui esorta il vicepremier leghista Matteo Salvini ad adeguarsi alle richieste dell’Unione europea sulla manovra finanziaria varata dal Governo.

Feltri, tutt’altro che un sostenitore dell’Ue e più volte schierato dalla parte di Salvini in tema di immigrazione, osserva tuttavia nel suo articolo che uno scontro con Bruxelles rischierebbe di “incendiare” l’Italia.

“L’Europa, così come è messa, non piace a nessuno”, scrive il giornalista. “Tuttavia finché l’Italia vi è incastrata è necessario osservarne le brutte e insopportabili regole. Altrimenti si crea un cortocircuito che minaccia di incendiare la Penisola”.

Feltri è molto critico nei confronti della manovra varata dal Governo M5S-Lega. “È una schifezza che irrita industriali e artigiani alle prese con problemi di concorrenza internazionale”, scrive.

Il direttore di Libero si rivolge direttamente a Salvini, chiedendogli di smarcarsi dalle istanze del Movimento Cinque Stelle: “Il suo partito, la Lega, tanto amato al Nord, è sul punto di perdere consensi giacché si rafforza la impressione che remi contro gli interessi di coloro che possono creare posti di lavoro, i padroni degli stabilimenti, bisognosi di tenere in piedi le proprie attività e non di combattere quotidianamente i neo marxisti grillini”, scrive Feltri.

“Mi rendo conto che Salvini debba convivere con dei deficienti, ma è altrettanto vero che egli non deve soccombere alle loro follie anticapitaliste”, aggiunge.

Nelle ultime righe dell’editoriale, peraltro, il direttore torna a dare spazio alle sue posizioni di dura critica all’Unione europea. “Indubbiamente esiste la soluzione di abbandonare Bruxelles”, scrive. “In tal caso bisogna avere il coraggio di salutarla senza la pretesa di cambiarla a nostro favore. Rimane un fatto certo: la Lega non deve confondersi con i pentastellati. Oppure smetterà di crescere, e chi non cresce cala. La staticità non è prevista, come insegna la storia politica”.

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