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Vilipendio al capo dello Stato, Bonafede: “Ok a procedere contro Salvini, Grillo e Sibilia”

Il ministro della Giustizia ha annunciato su Facebook di aver firmato nove richieste di autorizzazioni a procedere

Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 10 Ott. 2018 alle 14:45 Aggiornato il 10 Ott. 2018 alle 14:46

Il ministro della Giustizia Bonafede ha firmato il 9 ottobre nove richieste di autorizzazioni a procedere per i reati di vilipendio al capo dello Stato inviate al Guardasigilli da diverse procure italiane.

“Erano fascicoli che stavano lì da tanto, alcuni erano sulla scrivania del ministro dal 2014”, ha scritto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, sul suo profilo Facebook.

“Per evitare ogni forma di strumentalizzazione o illazione, vi comunico che fra le persone per cui ho firmato l’autorizzazione a procedere, per presunte offese al capo dello Stato, ci sono: il ‘padre fondatore’ e garante del Movimento, Beppe Grillo, il mio collega e amico, Carlo Sibilia, il padre del mio amico fraterno Alessandro Di Battista e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, accusato invece di vilipendio delle istituzioni costituzionali”.

“Ovviamente non ho fatto alcuna distinzione e ho firmato tutte le richieste; mi chiedo come mai fossero state lasciate lì a prendere polvere oppure, come ho potuto constatare, lasciate a dormire in segreteria dopo che era stato negato il consenso. Il cambiamento passa anche da qui”, ha spiegato il Guardiasigilli.

“La legge prevede che il ministro della Giustizia dia la sua autorizzazione per questo tipo di reati. Ritengo che, poiché tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, nessuno deve godere di privilegi. Quindi ho deciso di concedere l’autorizzazione a procedere per tutti i casi pendenti”.

“La coerenza è un valore che va coltivato prima di tutto nelle istituzioni”, ha concluso il ministro Bonafede.

Una delle autorizzazioni a procedere, come spiegato dallo stesso ministro, è stata indirizzata a Vittorio Di Battista, padre di Alessandro Di Battista, per un’indagine nata a seguito della pubblicazione di un post su Facebook nel mese di maggio, in un momento di grande tensione per la formazione del governo.

La richiesta relativa alla figura del ministro dell’Interno Salvini, invece, dovrebbe riguardare le frasi del leader della Lega dirette alla magistratura, definita dal vicepremier una “schifezza”.

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