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Questa notte mi hanno investito in strada, ma sono straniero e merito di morire

Un uomo di origini messicane è stato investito nella notte tra il 17 e il 18 febbraio a Roma da un motociclista. L'uomo è stato aggredito con insulti razzisti dai compagni dell'investitore

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 19 Feb. 2018 alle 15:14 Aggiornato il 19 Feb. 2018 alle 16:49

Nella notte tra sabato 17 e domenica 18 febbraio, un uomo di origini messicane è stato investito da una motocicletta a Roma, in una zona tra Ostiense e stazione Trastevere.

Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come

L’uomo, cuoco in un ristorante della zona, stava rientrando a casa dopo il lavoro. Pioveva e, mentre attraversava sulle strisce pedonali, un centauro alla guida di una motocicletta lo ha preso in pieno, ferendolo.

L’uomo ha minacciato di chiamare la polizia ma la risposta dei compagni del suo investitore è stata: “Migrante pezzo di merda, impara prima a parlare italiano e poi vattene…”.

La storia l’ha raccontata Silvia de Bari, moglie dell’uomo, in un post su Facebook nel quale ha espresso il suo rammarico per la situazione in cui si trova l’Italia. La donna ha raccontato l’accaduto mettendosi nei panni del marito.

Stamattina mi sono svegliato.
Ho giocato con mia figlia. Ho mangiato con la mia famiglia. Ho addormentato la bimba. Ho avuto mezz’ora per chiacchierare con mia moglie.

Oggi pomeriggio mi sono fatto una doccia, mi sono preparato e sono uscito per andare a lavoro.
Come tutti i pomeriggi ho preso l’autobus. C’è stato chi si è spostato al mio passaggio, chi si è alzato quando mi sono seduto, chi mi ha lanciato occhiate di rimprovero, ribrezzo, rimostranza. Come tutti i giorni da un anno e mezzo.
Oggi pomeriggio nessuno mi ha urlato di tornarmene al mio paese però, che giornata fortunata!

Oggi ho lavorato le mie otto ore in cucina, ho cucinato, ho lavato, ho pulito. Anche oggi ho dovuto fare i conti con un impiegato cameriere razzista/europeista.

Pazienza, continuo a lavorare come continuo a prendere l’autobus tutti i giorni.

Stanotte sono uscito dal ristorante tardi. Pioveva, ho preso la strada di casa.
Stanotte ho attraversato sulle strisce pedonali, eppure una motocicletta mi ha investito e scaraventato a terra.

Stanotte non ho capito quello che è successo, sentivo dolore ma mi sono alzato subito, l’adrenalina.

Due ragazzi con un’altra motocicletta si sono fermati, mi hanno guardato in viso poi sono corsi dal motociclista che mi ha investito.
Ero arrabbiato, ho detto avrei chiamato la polizia.

“Migrante pezzo di merda, impara prima a parlare italiano e poi vattene…”.

Hanno aiutato il motociclista a rialzarsi e gli hanno detto ‘Corri, vattene che questo chiama la polizia’.
Stanotte mi sono seduto sotto la pioggia, incredulo.

Ho controllato che stessi bene, che non avessi dolori forti, perdite di sangue. Mi sono alzato dolorante e bagnato di pioggia e ho continuato a camminare per andare a prendere l’autobus, per tornare a casa.

Non ho chiamato mia moglie, non volevo farla preoccupare. Non sono andato all’ospedale, non volevo altri insulti. Stanotte dopo che mi hanno investito sono tornato a casa, fortunatamente. Ma, stanotte, avrei potuto rimanere sotto la pioggia, freddo e immobile e quegli italiani lo avrebbero comunque aiutato a scappare e se ne sarebbero comunque andati.

Questa non è una storia di fantasia, questo è ciò che è successo al papà di mia figlia, a mio marito, stanotte.

Questo è quello che succede nel nostro bel paese tutti i giorni, a tutti coloro che non rispecchiano il canone italiano, europeo, arrogante, saputello, ipocrita, razzista.

Questa è la vita del migrante e dello straniero.
Questo non è il mio paese e questa non è la mia gente.

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