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Terrorismo, “Non cadiamo nella trappola di criminalizzare i centri islamici”: parla l’imam di Centocelle

Abbiamo ascoltato il parere di Ben Mohamed Mohamed, imam e presidente dell’associazione culturale islamica "Al Huda" di Centocelle, per fare il punto su quale sia il reale coinvolgimento dei centri islamici nell’allarme terrorismo

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 31 Mar. 2018 alle 18:36 Aggiornato il 31 Mar. 2018 alle 19:04

“Non c’è assolutamente alcun attentato sventato. Latina non è assolutamente da considerarsi come la Molenbeek d’Italia. C’è un costante monitoraggio e un’attività di prevenzione. E questo ha portato alla recente operazione antiterroristica”.

Lo ha dichiarato in un’intervista alla radio il capo della Digos di Latina, Walter Dian, in riferimento alle recenti notizie emerse sull’operazione antiterrorismo condotta per sgominare la rete italiana del terrorista di Berlino Anis Amri, con particolare riferimento all’organizzazione di un attentato terroristico ai danni della stazione metro Laurentina di Roma.

Nel pomeriggio di venerdì 30 marzo, è arrivata anche la smentita della procura di Roma, che nega l’esistenza di prove di un attentato alla metro romana progettato dal terrorista di Berlino e dalla sua rete durante alcuni incontri al Centro culturale islamico di Latina mentre Amri si trovava nell’agro-pontino.

A questo proposito abbiamo ascoltato il parere di Ben Mohamed Mohamed, imam e presidente dell’associazione culturale islamica “Al Huda” di Centocelle, per fare il punto su quale sia il reale coinvolgimento dei centri islamici nell’allarme terrorismo.

In questo articolo abbiamo fatto il punto sugli ultimi episodi di cronaca legati alla minaccia terroristica in Italia. Ma perché proprio ora così tante minacce terroristiche all’Italia? In questo articolo una lucida analisi di Giampiero Gramaglia, direttore di AffarInternazionali (IAI).

“Spesso cadiamo in questa trappola che vuole criminalizzare i centri islamici d’Italia, è una tendenza che esiste da molto tempo. Sicuramente il lavoro investigativo delle forze di sicurezza è doveroso e lo appoggiamo tutti, ma la strumentalizzazione da parte dei mass media, il tentativo di disorientare i risultati di queste investigazioni non va bene”, ha detto l’imam.

Non sempre si tratta di strumentalizzazione da parte dei mass media, a volte le notizie riguardano i centri islamici, come nel caso di Foggia.

Se ci sono delle dichiarazioni ufficiali dei Carabinieri va bene. Siamo d’accordo che il lavoro investigativo sia necessario. Vogliamo difendere il paese, noi stessi, non c’è dubbio”.

Minniti ha detto che la minaccia terroristica all’Italia è raddoppiata, si trova d’accordo con questa affermazione?

Noi non siamo diversi da qualunque altro cittadino che avverte il pericolo che possa succedere qualche attentato, siamo tutti quanti uguale di fronte a questa possibilità e tutti ugualmente interessati. Sul fatto che il lavoro di sicurezza riveli che sia aumentato il pericolo terroristico non posso che prenderne atto.

Sono aumentati i controlli? Cosa dicono gli altri imam?

In realtà non rilevo un aumento dei controlli. Credo comunque sia normale, soprattutto quando ci sono dei sospetti. A Centocelle non ho notato cambiamenti.

Visitando i numerosi centri islamici presenti nella Capitale ci si accorge che le condizioni sono spesso precarie, con i fedeli di religione islamica costretti a pregare i spazi angusti e spesso sacrificati. Non crede che questo possa avere delle conseguenze a livello di integrazione?

La situazione non è normale, indubbiamente, in tantissimi casi la situazione è pessima. Questo in parte è dovuto alla stessa comunità islamica che deve garantire un minimo di requisiti per aprire un certo luogo.

D’altra parte per risolvere queste situazioni, migliorare le condizioni dei centri e per dare ai fedeli dei luoghi dignitosi nei quali pregare, un ruolo molto importante tocca alle istituzioni che devono dare attenzione a questo problema e affrontarlo con la dovuta serenità.

Ricordiamoci che non è una questione di poca importanza, riguarda una fetta grossa della cittadinanza. Su Roma parliamo di più di 100mila fedeli che devono avere i loro luoghi di culto.

Anche da lì può nascere una mancata integrazione, una marginalizzazione della comunità islamica, se non vengono rispettati i diritti dei fedeli.

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