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Il Tar annulla la bocciatura di uno studente dislessico: “La scuola non l’ha aiutato”

Credit: Afp

Il professore di matematica non ha osservato l'obbligo, previsto da una legge del 2010, sui piani di studio personalizzati per gli studenti con disturbi dell'apprendimento

Di Marta Facchini
Pubblicato il 13 Ago. 2018 alle 16:52 Aggiornato il 13 Ago. 2018 alle 17:05

L’insufficienza in matematica non va inserita nella pagella se lo studente è discalculico, cioè ha uno specifico disturbo dell’apprendimento che rende difficoltoso fare calcoli, e se durante l’anno i suoi compiti in classe non sono stati facilitati.

A deciderlo in una sentenza che può fare storia, riportata da Repubblica, è stato il Tar del Piemonte: se non sono state attuate agevolazioni e strumenti didattici di supporto a uno studente con tale disturbo dell’apprendimento, nel consiglio di classe l’insegnante di matematica non potrà votare sulla bocciatura perché non ha rispettato l’obbligo di preparare test ad hoc.

Inoltre i giudici hanno stabilito che, nel caso in cui il docente abbia già votato, il suo parere non deve essere tenuto in considerazione, mentre il consiglio di classe dovrà riunirsi di nuovo e decidere, escludendo il voto di matematica.

La sentenza arriva dopo la denuncia del padre e della madre di uno studente, affetto da un disturbo specifico dell’apprendimento (Dsa), bocciato al terzo anno dai professori di un liceo scientifico della Val di Susa. Il Tar ha annullato la decisone del corpo docenti perché ha rivelato “profili di parziale fondatezza del ricorso con particolare riferimento alla disciplina matematica, rispetto alla quale sembrerebbero trovare fondamento le censure dedotte dal ricorrente in ordine alla mancata integrale applicazione delle misure di ausilio previste dal Piano Didattico Personalizzato”.

Lo studente aveva riportato insufficienze anche in inglese, latino e scienze naturali ma il voto decisivo era quello del professore di matematica, che aveva deciso di non ammetterlo al quarto anno.

L’insegnante, tuttavia, non aveva osservato l’obbligo, introdotto per legge nel 2010, che prevede che per gli studenti con disturbi dell’apprendimento (dislessia, cioè difficoltà a leggere un testo, discaculia, disgrafia, difficoltà a scrivere) ci sia un piano didattico personalizzato. Per la sua materia avrebbe dovuto realizzare compiti in classe con meno esercizi e consentire allo studente di consultare le formule e utilizzare la calcolatrice.

“Purtroppo sono ancora molti gli insegnanti totalmente disinformati sui disturbi dell’apprendimento”, ha detto Giorgio Bracesco, presidente della sezione torinese dell’Associazione italiana dislessia. “Un ragazzo dislessico è come un ragazzo con gli occhi azzurri, non c’è modo di fargli cambiare colore. Bisogna accettare che la sua mente compia un percorso alternativo”.

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