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Le strategie di Padoan per evitare la procedura d’infrazione Ue sui conti pubblici

Dopo la lettera inviata a Bruxelles il ministro dell'Economia esclude una manovra correttiva

Di TPI
Pubblicato il 2 Feb. 2017 alle 12:11

Nessuna manovra estemporanea, ma una strategia che può ridurre il debito nell’interesse dell’Italia proteggendo al contempo la crescita. È questo l’obiettivo del governo per la finanza pubblica italiana ribadito oggi, in un tweet, dal ministro Pier Carlo Padoan e delineato nella missiva inviata il primo febbraio ai commissari Ue Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis. 

Nella lettera inviata a Bruxelles, in risposta alla richiesta di una correzione dei conti pari allo 0,2% del Pil, ovvero circa 3,4 miliardi di euro, il dicastero dell’Economia ha messo nero su bianco le iniziative capaci di colmare il “presunto scarto” tra il saldo di bilancio previsto nel 2017 dal governo e il margine ritenuto necessario dalla Commissione Ue per ridurre progressivamente il debito pubblico.

A margine della missiva, Padoan ha spiegato che una manovra correttiva danneggerebbe l’economia italiana su cui pesano già i danni del terremoto, che superano il miliardo di euro nel 2017. Il giudizio di Bruxelles sui conti pubblici dell’Italia è previsto per il prossimo 13 febbraio, quando la Commissione UE pubblicherà le previsioni economiche e dunque anche la stima sul deficit italiano.

Se il deficit sarà previsto al 2% del Pil nel 2017, Roma eviterà la sanzione. In caso contrario, scatterebbe la procedura di infrazione.
Nell’attesa del giudizio definitivo di Bruxelles, per il governo italiano si apre adesso una complessa partita diplomatica con l’esecutivo europeo, e in questa prospettiva potrebbe rivelarsi cruciale il summit Ue del 3 febbraio a Malta, dove il premier Gentiloni incontrerà il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, da sempre impegnato ad aiutare l’Italia.

Il governo italiano vuole evitare una manovra correttiva che passi attraverso le clausole di salvaguardia, che imporrebbero un addizionale Iva di 15 miliardi di euro nel 2017. La strategia di lungo periodo è di aumentare le accise e puntare sulla lotta all’evasione.

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