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Strage bus Avellino, il pm chiede 10 anni di carcere per i vertici di Autostrade

Giovanni Castellucci e altri 11 tra dirigenti e impiegati della società sono accusati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo per l'incidente che nel 2013 costò la vita a 40 persone

Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 11 Ott. 2018 alle 11:44

L’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia e gli altri 11 dirigenti della società rischiano una condanna a 10 anni di reclusione per la strage del bus di Avellino costata la vita a 40 persone.

L’incidente era avvenuto il 28 luglio 2013 lungo il viadotto autostradale Acqualonga della A16 Napoli-Canosa.

L’accusa è di mancato controllo e manutenzione sulle barriere, concorso in omicidio colposo plurimo e disastro colposo.

La condanna è stata richiesta dal pm Rosario Cantelmo, che ha sollecitato una sentenza “giusta” per una serie di comportamenti tenuti  dai dirigenti Michele Renzi, Nicola Spadavecchia, Paolo Berti, Michele Maietta, Antonio Sorrentino, Giovanni Castellucci, Riccardo Mollo, Giulio Massimo Fornaci, Marco Perna, Gianluca De Franceschi, Gianni Marrone, Bruno Gerardi.

“Sciatteria”, “negligenza”, “omissione” sono le parole che si leggono nella requisitoria del pm, che ha accusato i dirigenti di Autostrade di aver scelto deliberatamente di non inserire nel piano triennale specifici interventi di manutenzione sulle barriere che si trovano lungo il viadotto autostradale Acqualonga della A16 Napoli-Canosa.

“Una scelta fatta in base a un generico criterio temporale. Se Aspi avesse semplicemente aderito al vincolo contrattuale senza nessuna richiesta straordinaria, ma solo il compimento delle attività previste in concessione, tutto questo si sarebbe evitato”.

La tesi avanzata dalla procura circa la dinamica dell’incidente è che l’autobus sarebbe precipitato dal ponte alto 30 metri perché la barriera di protezione non hanno retto l’urto: nello specifico, i bulloni che avrebbero dovuto assicurarne il sostegno sarebbero stati usurati.

La ricostruzione è stata rigettata dai periti della società e a seguito della sentenza Autostrade per l’Italia ha detto che:  “Le richieste di condanna appaiono a dir poco sconcertanti, perché non fondate su alcun dato scientifico oggettivo ed in contrasto con quanto emerso in dibattimento”.

Nella prima fase della requisitoria, il pm Cecilia Annecchini aveva chiesto la condanna a 12 anni di reclusione per Gennaro Lametta, il titolare dell’agenzia che aveva noleggiato l’autobus e considerato il principale imputato; 9 anni per Antonietta Ceriola, la funzionaria della Motorizzazione civile di Napoli che falsificò la revisione del bus, e 6 anni e 6 mesi per Vittorio Saulino, l’ingegnere della Motorizzazione, accusato di aver contraffatto la documentazione della revisione nei giorni immediatamente successivi all’incidente.

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