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Strage del bus di Avellino, il perito contro Autostrade: “Scarsa manutenzione”

L'incidente avvenuto il 28 luglio 2013 sul viadotto autostradale della A16 Napoli-Canosa era costato la vita a 40 persone che viaggiavano in un bus precipitato nelle campagne di Monteforte Irpino

Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 5 Set. 2018 alle 17:19 Aggiornato il 5 Set. 2018 alle 17:24

La società Autostrade per l’Italia è stata accusata dal perito Felice Giuliani, nominato dal giudice del tribunale di Avellino Luigi Buono, per la strage del bus di Avellino costata la vita a 40 persone.

L’incidente è avvenuto il 28 luglio 2013 lungo il viadotto autostradale Acqualonga della A16 Napoli-Canosa e ha coinvolto una comitiva di pellegrini che tornavano da Pozzuoli.

Secondo il perito, il pulmino è precipitato dal ponte a causa di un “difetto di risposta strutturale della barriera New Jersey bordo ponte in conseguenza dell’urto esercitato dal bus Volvo”.

Il bus è quindi finito nelle campagne di Monteforte Irpino, 23 metri più sotto. Solo 7 persone sono sopravvissute all’impatto, mentre altre 40 sono rimaste uccise dalle lamiere.

Le indagini sulla dinamica dell’incidente sono state effettuate sulla base dei sopralluoghi e attraverso una comparazione tra le perizie che erano già state acquisite durante il processo.

La sentenza definitiva è attesa per gennaio 2019.

Sia la perizia effettuata dal docente di ingegneria civile dell’Università di Parma che quella del 2013 degli ingegneri Vittorio Giavotto, Alessandro Lima, Lorenzo Caramma e Andrea Demozzi disposta al tempo dalla Procura di Avellino concordano sulle cause dell’incidente.

I tirafondi che avrebbero dovuto ancorare al suolo i guardrail New Jersey erano gravemente compromessi e quindi insufficienti per tenere la barriera.

Diverso invece il parere delle due perizie in merito alla velocità a cui andava il bus al momento dell’impatto.

I periti della Procura avevano stabilito che il pullman avrebbe rallentato, anche a causa di una serie di urti contro la barriera centrale spartitraffico e contro alcuni veicoli, per poi sbattere tre volte contro la barriera a bordo ponte.

Il veicolo quindi era quasi fermo quando era sul punto di precipitare.

Per il perito Giuliani, invece, l’impatto sarebbe avvenuto a 89 chilometri orari.

I periti nominati dall’azienda Autostrade per l’Italia all’interno del processo avevano invece affermato che gli elementi di ancoraggio erano effettivamente compromessi, ma a loro parere la struttura non è stata in grado di attutire solo il terzo e ultimo urto.

Di conseguenza, il guardrail ha funzionato come qualsiasi altra protezione efficiente.

Secondo il perito Giuliani, invece, la strage si sarebbe evitata se le barriere fossero state sottoposte ad adeguata manutenzione.

Nel processo sono coinvolti il proprietario del bus, Gennaro Lametta, e i vertici di Autostrade per l’Italia, nelle figure del direttore di tronco Michele Renzi, dell’amministratore delegato Giovanni Castellucci e dei dirigenti che si sono avvicendati nella programmazione economica e nella gestione della manutenzione.

Le foto dell’incidente:

Credit: Getty Images
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