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Decreto sicurezza, cosa rischiano i sindaci che disobbediscono a Salvini. “Ma noi non arretriamo”

Di Daniele Nalbone
Pubblicato il 3 Gen. 2019 alle 09:44 Aggiornato il 3 Gen. 2019 alle 09:47

I sindaci contro il decreto sicurezza di Matteo Salvini. Leoluca Orlando a Palermo. Luigi de Magistris a Napoli. Dario Nardella a Firenze. Marco Alessandrini a Pescara. Renato Accorinti a Messina.  

E il fronte è destinato ad ampliarsi. Nel mirino il “comportamento eversivo del governo”, come ha denunciato il primo cittadino di Palermo che, anche a freddo, non intende recedere dalla sua posizione contro l’applicazione del decreto sicurezza.

“Non arretro, non c’è motivo di arretrare.  Ho assunto una posizione che non è di protesta, non è di disobbedienza, non è una forma di obiezione di coscienza” ha spiegato Orlando intervenendo ai microfoni di Rai Radio 2 nel corso del format I Lunatici. “Ho semplicemente assolto alle mie funzioni istituzionali di sindaco e l’ho fatto in modo formale il 21 dicembre, senza fare nessun comunicato”.

Perché Orlando non applicherà il decreto sicurezza di Salvini

“C’è una parte di competenza comunale” ha spiegato il sindaco di Palermo – “nella quale il decreto manifesta il suo volto disumano e criminogeno perché stiamo parlando di quella parte del provvedimento che rende concretamente illegittimi coloro che sono legittimi. Siamo in presenza di un provvedimento che rende coloro che hanno un regolare permesso di soggiorno ad essere dall’oggi al domani senza diritti”. 

E “tutto questo è in palese violazione dei diritti costituzionali”, quindi “è dovere di un sindaco non scaricare sui dipendenti comunali la responsabilità, per questo ho disposto per iscritto di sospendere l’attuazione di questo decreto, perché siamo in presenza di una violazione di diritti umani che non sono poi risarcibili”.

Cosa rischiano i sindaci che non applicheranno il decreto sicurezza di Salvini

La reazione di Salvini non si è fatta – ovviamente – attendere. (Qui sotto il video di Salvini su Facebook in risposta a Orlando)

Nel mirino chi iscriverà comunque nelle anagrafi comunali i richiedenti asilo, violando quindi l’articolo 13 del decreto sicurezza: “Ne risponderanno personalmente, penalmente e civilmente” perché “il decreto sicurezza è legge dello Stato”.

La palla è in mano ai prefetti delle varie città: sono loro che potranno denunciare i sindaci e gli ufficiali delle anagrafi in caso di violazione della norma.

Per i sindaci che disobbediranno all’articolo 13 del decreto sicurezza potrebbe scattare il reato di abuso in atti di ufficio, con tanto di aggravante in quanto i primi cittadini sono ufficiali di governo.

Non solo: i prefetti hanno anche il potere di annullare l’atto dell’ufficio comunale, in questo caso l’iscrizione dei richiedenti asilo nell’anagrafe.

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