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Roma, 100 rifugiati regolari sgomberati: “Non siamo qui per violentare, come dice Salvini. Siamo gente per bene”

La protesta dei migranti: "Siamo gente seria, lavoriamo, non siamo qui per violentare come dice Salvini"

Di Enrico Mingori
Pubblicato il 5 Lug. 2018 alle 17:44 Aggiornato il 5 Lug. 2018 alle 17:47

Reporting: Anna Ditta – Editing: Enrico Mingori

Intorno alle ore 8 di oggi, giovedì 5 luglio 2018, è iniziato a Roma lo sgombero di 100 migranti rifugiati regolari che vivono in uno stabile in via Scorticabove, laterale di via Tiburtina.

A darne notizia è stato il sindacato di base Usb, secondo cui i migranti, sudanesi, erano ospiti dell’edificio da molti anni.

Per la prefettura non si tratta tuttavia di uno sgombero, perché questo edificio non è stato occupato abusivamente, ma di uno sfratto per morosità.

Qui la diretta della nostra inviata Anna Ditta a via Scorticabove:

L’ufficiale giudiziario che ha eseguito lo sfratto, su domanda degli attivisti di Alterego e di Asia Usb, ha confermato che si tratta di una procedura di sfratto.

Lo sfratto era stato notificato alla cooperativa che gestiva prima la struttura, la coop Casa della solidarietà, ma gli inquilini occupanti non ne sono stati informati.

L’ufficiale giudiziario ha dichiarato inoltre di ritenere che il comune di Roma è stato informato.

Secondo il sindacato Usb, i rifugiati in passato sono stati  “assistiti, senza ricevere nulla, da una cooperativa coinvolta in Mafia Capitale e poi sparita”.

“Molti sono lavoratori ambulanti, altri vanno a lavorare nei campi al sud durante i periodi della raccolta”, si legge nella nota del sindacato.

La sigla ricorda che “da oltre due anni ha denunciato alle autorità competenti lo stato di abbandono in cui sono state lasciate queste persone”.

Le operazioni di sgombero si sono concluse senza scontri, ma i migranti sono ancora sul posto con i rispettivi effetti personali.

Il rischio è che queste persone ora vadano ad aggiungersi a quelle che vivono in condizioni molto precarie nell’ex fabbrica di Penicillina, in via Tiburtina.

Alle 16 di oggi è stata convocata un’assemblea cittadina davanti allo stabile di via Scorticabove.

“Non siamo venuti qui per violentare, come dice Salvini”

“La maggior parte di chi abita qui fa il lavoratore stagionale in Puglia o in Sicilia e quando finisce di lavorare torna qua. Se ci mandano via, dove andiamo?”, osserva uno dei rifugiati intervistato da Anna Ditta, inviata sul posto per TPI.it.

“Noi non siamo venuti qua per violentare né per violentare, come dice Salvini. Siamo gente seria. Nessuno del comune di Roma è venuto a parlarci, nemmeno una lettera di preavviso”.

“Siamo regolari, abbiamo diritti, non ci possono buttare in strada così”, protesta Adam, un mediatore culturale.

 

Sul posto Aboubakar Soumahoro

Sul posto è arrivato il sindacalista Usb Aboubakar Soumahoro, divenuto noto a livello nazionale in particolare dopo l’uccisione a colpi di pistola in Calabria di un collega attivista sindacale, Soumayla Sacko, 29enne del Mali immigrato regolarmente in Italia.

Ieri Soumahoro ha incontrato il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio.

“L’inserimento sociale è fallito, queste persone si sono ritrovate sole e stanno pagando questo fallimento sulla propria pelle”, ha detto.

“C’è una latitanza della politica, probabilmente queste persone non portano pacchetti di voti, manca la volontà politica. Non si può continuare a delegare a soggetti esterni la gestione dei profughi”, ha aggiunto il sindacalista.

La vicenda

Il centro per i migranti era stato aperto nel 2006, dopo lo sgombero del cosiddetto Hotel Africa.

Poi la cooperativa che lo gestiva, la coop Casa della solidarietà, è stata coinvolta nel caso Mafia Capitale e la struttura è stata ufficialmente chiusa. Ma i braccianti sudanesi che ci vivevano sono rimasti perché, secondo l’Usb, non avevano dove andare.

Un rappresentante del sindacato riferisce che la polizia si sta basando su un censimento del febbraio 2018, in cui risultano 45 persone dentro il centro. Ma secondo la sigla i rifugiati sgomberati sono almeno 100-120.

Al momento non sembrano essere state predisposte soluzioni alternative.

La vicenda sembra ricordare quanto avvenuto circa un anno fa, nell’agosto 2017, quando centinaia di richiedenti asilo e rifugiati provenienti da Eritrea ed Etiopia furono sgomberati da uno stabile in via Curtatone, su piazza Indipendenza, a un passo dalla stazione Termini di Roma.

Notizia in aggiornamento

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